«Volevo lasciare Mi ha salvato mia mamma»
Sei anni fa voleva ritirarsi, la mamma lo ha convinto a continuare col basket L’esordio in Italia con la Virtus è stato speciale: «Possiamo vincere in Europa»
Ride, Kevin Punter, abbandonando per un attimo l’aria seria e iperconcentrata che sfodera in campo. Un debutto così non poteva aspettarselo, anche se non è certo tipo lasciarsi sopraffare dalle emozioni. Nel foyer dell’Allianz Dome, dove ha appena stampato 29 punti in 22 minuti con 9/9 al tiro compresa la tripla della vittoria, il 25enne del Bronx si lascia andare a un sorriso quando gli viene fatto notare che un piccolo merito nel successo della Virtus a Trieste sia da riconoscere anche a mamma Sherise. La donna è stata una figura chiave nella carriera di Kevin.
Se oggi Punter veste la maglia della Virtus ed è un giocatore di pallacanestro lo deve a una conversazione con lei nella tarda primavera del 2012. «Stavo per mollare tutto — ricorda il numero 0 della Segafredo —.
Una volta conclusa la Prep School i miei voti non erano abbastanza buoni per superare il SAT (il test d’ingresso, ndr) ed entrare all’università. Volevo lasciare il basket e le ho telefonato per dirglielo. Mi ha detto di tranquillizzarmi, di liberare la mente e pensare se era davvero quello che volevo fare. Riattaccato il telefono l’ho fatto e ho deciso di andare avanti». Nessuna dedica, comunque, per la signora Sherise: «No, ormai ci è abituata. A lei interessa solo che io stia bene».
Il primo punto di svolta nella sua vita è stato quello, poi tre anni più tardi ne è arrivato un altro durante il suo ultimo anno collegiale a Tennessee, quando in panchina arriva il nuovo coach Rick Barnes: «Ha cambiato la mia meccanica di tiro — racconta Punter —. Non che prima non sapessi tirare, ma ha fatto alcuni aggiustamenti e da quel momento le mie percentuali sono migliorate».
Ricettivo e meticoloso, la guardia della Virtus è un animale da palestra. Reduce dall’1/9 nella finale del torneo di Udine, la scorsa settimana (come fa spesso) è andato all’Arcoveggio ogni mattina che non ci fosse allenamento di squadra a tirare individual-pero-canestro
” In partita non improvviso, mi alleno sempre anche da solo per provare il gioco Mi ispiro a Durant e Kobe grazie al basket ho visto l’Italia e l’Europa
mente. E lo stesso ha fatto ieri: nonostante il ritorno a Bologna alle 3.30 della notte, a mezzogiorno era già alla Porelli a tirare.
Non è certo questo che spiega il 9/9 di domenica, altrimenti la ricetta sarebbe troppo facile, però fa capire bene che tipo di personaggio sia. «Non ricordo se in carriera ho mai avuto una serata perfetta come questa. Di certo, ogni volta che tiro lo faccio con la fiducia di poter fare canestro. Lavoro tantissimo per segnare ogni tiro che mi prendo, sono cose che faccio quotidianamente in allenamento, non mi invento nulla in partita». Senza scomodare paragoni blasfemi, la sequenza recu- della vittoria di Trieste ricorda azioni simili viste su altri palcoscenici ben più importanti in passato e i tifosi si sono già scatenati con le similitudini. La tripla del +4 a 20” dalla fine, voluta e cercata, ha ricordato il morso del Mamba. Non casualmente: «Ho visto centinaia di filmati di Kobe Bryant e Kevin Durant, sono i miei due giocatori preferiti. Nei finali di partita con il punteggio in equilibrio adoro avere la palla in mano. Anche su questo aspetto lavoro tanto in allenamento, cercando di ricreare quel tipo di situazioni».
Il senso di rispetto e la voglia di ricambiare quello che la pallacanestro gli ha dato — in un percorso di carriera che lo ha portato ora in club dalla storia prestigiosa come la Virtus — traspare da ogni parola: «Il basket mi ha dato l’opportunità di viaggiare per il mondo. Se non avessi fatto il giocatore non avrei mai visto l’Italia o l’Europa, per questo ho un grande rispetto per il gioco». Domani ci sarà anche il debutto in Champions League contro i lituani del Neptunas Klaipeda. La Virtus non gioca una partita in Europa dalla finale di Eurochallenge vinta contro lo Cholet il 26 aprile 2009. Quando si alzerà la palla a due al PalaDozza saranno passati 3.454 giorni, nei quali la società ha vissuto periodi bui, è sparita dalle mappe della grande pallacanestro continentale dove ora la nuova proprietà vuole riportarla, ha conosciuto anche l’umiliazione della retrocessione in A2. Sono passati molti meno giorni invece dallo scorso 6 maggio, quando Punter alzò al cielo il trofeo della Champions League con la maglia dell’Aek: «La Champions è come una maratona, una competizione lunga e dura. Dobbiamo pensare partita per partita e cercare di essere il più continui possibile. Un bis con la Virtus? Certo che abbiamo una chance, siamo un’ottima squadra in ogni ruolo e io ho fiducia». Meglio non scommettere contro Mamba Punter.