«Terra di tutti» al via il festival
Da domani la rassegna dedicata al cinema sociale delle ong anche con ospiti internazionali: in concorso 25 film per 4 premi, incontri e matinée per le scuole
Itemi sono gli stessi sviscerati nelle undici edizioni precedenti, sempre gremite di pubblico, dalla discriminazione di genere allo sfruttamento sul lavoro. Ma le storie che il «Terra di Tutti Film Festival» racconterà sugli schermi del Lumière di piazzetta Pasolini da domani a domenica provengono dai troppi coni d’ombra del sud del mondo. I toni avranno però tratti anche inediti, visto che ai tanti documentari il festival di «cinema sociale» affiancherà nuovi linguaggi, come le web-series.
Il collettivo di videomaker Il Terzo Segreto di Satira, che dal web è arrivato in sala con «Si muore tutti democristiani» sul filo dell’ironia, sarà a Bologna per mostrare i brevi episodi nei quali ha raccontato, alla propria maniera, i progetti della ong Gvc in Nicaragua e Libano. «Per noi - dicono Davide Bonacina e Davide Rossi - che facciamo satira politica attraverso fiction, è stata una bella sfida. Abbiamo cercato di affrontare questioni complesse con un po’ di leggerezza». Domani pomeriggio alle 15 il gruppo milanese sarà insieme alla band bolognese Lo Stato Sociale in strada Maggiore 45, a Scienze Politiche, per un incontro su come raccontare le questioni sociali. La rassegna organizzata dalle ong Gvc e Cospe, che avrà anche un’appendice fiorentina, si snoderà lungo 38 film, di cui 25 in concorso, con 4 premi di mille euro ciascuno assegnati domenica alle 19.45. Diritti negati, infanzie invisibili e criminalizzazione della solidarietà sono alcuni dei focus affidati alle visioni e agli ospiti in arrivo. Come il regista francese Michel Toesca, sabato alle 16 e con gli studenti delle scuole bolognesi in mattinata, che in «Libre» racconta la storia del contadino Cédric Herrou, che a Bologna non ci sarà perché non può allontanarsi dal territorio francese. Un simbolo di accoglienza dopo aver offerto aiuto, cibo e ospitalità ai migranti che provavano ad attraversare il confine tra Francia e Italia ed essere stato condannato a quattro mesi di prigione. «Voci dal mondo invisibile», sintesi del lavoro svolto dai due direttori, Marina Mantini del Gvc e Jonathan Ferramola del Cospe, porterà a Bologna vicende legate alle contraddizioni della «Fortezza Europa» e a comunità dimenticate come quella quilombola, che vive in Brasile, discendente dagli «schiavizzati» originari del continente africano.
Il festival proporrà già oggi l’atteso «La strada dei Samouni» di Stefano Savona, miglior documentario a Cannes e distribuito dalla Cineteca di Bologna in tutt’Italia. Il regista palermitano sarà alle 17.30 al Centro Costa con due medici del Gaza Medical Center e l’ex europarlamentare Luisa Morgantini, mentre in serata, alle 19.45, introdurrà la proiezione al Lumière. Savona, che ha un passato da archeologo, ricorda che i primi a credere nel suo progetto, poi proseguito per dieci anni, furono la Film Commission dell’Emilia-Romagna e la Cineteca. Un paziente lavoro di tessitura gli ha consentito di trovare le risorse per raccontare la vicenda di una famiglia di contadini di Gaza distrutta dalla guerra. Con le toccanti animazioni di Simone Massi, coadiuvato da una trentina di disegnatori, di cui molti emiliano-romagnoli. «Il cinema - conclude Savona - è la più potente macchina di empatia mai inventata, ma bisogna provare a raccontare le storie degli altri come se fossimo gli altri». Info e programma su www.terradituttifilmfestival.org.