Apologia di terrorismo indagati due giovani per le scritte anti-Biagi
Per i pm è apologia di terrorismo. Il figlio del prof: «Bene un reato grave»
Hanno 26 e 28 anni e sono indagati per apologia di terrorismo, i due ragazzi che a marzo scorso tracciarono sui muri dell’università di Modena scritte contro Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle nuove Br nel 2002. I ragazzi (un maschio e una femmina) gravitano in area anarchica e lui ha frequentato il circolo bolognese Fuoriluogo. Lorenzo, figlio del prof uccio: «Mi sconvolge che abbiano la mia età»
Non furono semplici scritte di imbrattamento per i pm dell’antiterrorismo della Procura di Bologna, le frasi contro Marco Biagi comparse sui muri del dipartimento di Economia dell’Università di Modena il 19 marzo scorso.
Due persone, una 26enne di Parma e un 28enne di Modena, rischiano il processo per il reato di apologia di attentato per finalità terroristiche e di porto abusivo di armi. Gli stessi delitti, cioè, commessi il 19 marzo del 2002 da Mario Galesi, Nadia Desdemona Lioce, Cinzia Banelli, Roberto Morandi, Simone Bonaccini, Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi: erano le nuove Br, che si firmavano Partito comunista combattente e che 16 anni fa ammazzarono il giuslavorista Marco Biagi, docente dell’Università di Modena e consulente dell’allora ministro del Lavoro, davanti alla sua casa di via Valdonica.
Due giorni fa la Procura di Bologna, che ha competenza per i reati di terrorismo su tutta la regione, ha notificato l’avviso di fine indagine al 28enne Andrea Vaccari e alla sua compagna Marianna Bianchi, 26 anni di Parma, entrambi militanti anarchici vicini al circolo modenese Ligèra. Per la Digos di Modena, che ha svolto le indagini, furono loro a scrivere con bombolette spray su un muro del dipartimento di Economia in via Berengario, «1000 Biagi», «Marco Biagi non pedala più», «onore a Mario Galesi», «onore ai compagni combattenti» proprio nella notte del 16esimo anniversario dell’omicidio Biagi, il 19 marzo scorso.
Il figlio del giuslavorista, Lorenzo Biagi, che nel 2002 aveva 13 anni, solo ieri pomeriggio ha saputo della chiusura delle indagini per quelle scritte: «È importante che finalmente gli autori di scritte ingiuriose contro mio padre siano stati individuati. Credo sia la prima volta, perché tre o quattro anni fa scritte molto simili comparvero anche sui muri della Fondazione Marco Biagi, ma in quel caso nessuno fu identificato. Certo questa volta mi lascia sconvolto il fatto che si tratti di due persone che hanno la mia stessa età e che avevano la mia età quando fu ammazzato mio padre». «Mi sembra significativo — prosegue — che la Procura contesti una reato grave e non il semplice imbrattamento, aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso, ma mi preme sottolineare che si continua a pensare che il terrorismo di matrice rossa è definitivamente archiviato, ma questo lo si diceva anche quando ci fu la tragedia che ha colpito mio padre ed evidentemente non era così. Non bisogna mai abbassare l’attenzione. Adesso non sta a me giudicare se dietro quelle scritte c’è qualcosa di più grande che potrebbe concretizzarsi in episodi di violenza, ma di sicuro esprimono un clima d’odio che continua ad esserci anche a distanza di 16 anni».
Questa volta la Procura, che dopo la notifica del fine indagini chiederà presto il rinvio a giudizio, contesta un reato abbastanza grave: per l’apologia di terrorismo Vaccari e Bianchi rischierebbero, in caso di condanna, una pena da uno a cinque anni. Adesso hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere interrogati dalla polizia giudiziaria. La Digos di Modena è arrivata ai due anarchici tramite una complessa attività investigativa, che ha ricostruito il percorso compiuto dai due quella notte in città, tramite le immagini di alcune telecamere di videosorveglianza nelle vie limitrofe. Vaccari è una vecchia conoscenza anche della Digos di Bologna, dove anni fa frequentava il circolo anarchico Fuoriluogo e proprio con uno dei leader, il rumeno Nicusor Roman, noto per l’occupazione della Torre degli Asinelli, fu arrestato per resistenza a pubblico ufficiale il 12 dicembre 2009, a soli 18 anni, durante una manifestazione in via Marconi, convocata per impedire il concerto del gruppo nazirock «Nessuna Resa» in un club di via Riva Reno, in concomitanza con il quarantennale della strage di piazza Fontana. La Procura ha indicato come persone offese dai reati, che quindi potranno costituirsi parte civile nel processo, oltre che la famiglia Biagi, il rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Angelo Andrisano e lo Stato.
Lorenzo Biagi
Mi sconvolge il fatto che si tratti di due persone della mia stessa età Il clima d’odio c’è ancora