Scritte sui muri L’iPhone non basta
Signor sindaco, lei chiede ai cittadini di Bologna di riprendere con l’iPhone gli scarabocchiatori, quei «bravi» di manzoniana memoria che deturpano la bellezza della città, impoveriscono la qualità del vivere a Bologna, indeboliscono il capitale artistico e sociale e riducono il valore patrimoniale dei beni immobili. Il fatto è che i nuovi vandali operano, almeno nel centro storico, a notte fonda, silenziosamente e furtivamente. Forse pensa di incoraggiare la presenza lungo le «Vie dei segnacci» (così, purtroppo, si devono oggi chiamare strade e portici di Bologna) di ronde di volontari notturni che colgano in fallo i deturpatori e contribuiscano a creare una mappa fotografica e una banca dati? Oggi, i cittadini non sono motivati. Lo sono, invece, quelli che lei chiama «figli di papà, di famiglie benestanti». Viene allora da chiedersi se il Comune abbia mai stilato un elenco di siffatti individui che sfiancano l’identità urbana, e lo abbia reso pubblico. Informare i cittadini è il miglior modo di accendere la fiamma che fa salire in alto la mongolfiera della collaborazione civica per una città più vivibile perché più bella. Mobilitare i cittadini è un buon proposito che non si scioglierà come neve al sole di maggio solo se emergeranno i nomi nudi e crudi degli imbrattatori. Sono i fatti che danno alla comunità cittadina tanta forza da riuscire ad aggredire il virus del vandalismo.
Vale qui ritornare su quanto già altre volte detto. La bellezza è un bene indivisibile giacché il consumo che ne fa una persona non ne riduce l’ammontare disponibile per un’altra. È proprio questa indivisibilità che i bravi hanno buttato al macero. La bellezza è poi un bene non escludibile, essendo difficile o impossibile escludere qualcuno dal godere dell’estetica della città. Il susseguirsi di bei palazzi nel centro storico e l’unicità delle lunghe distese dei portici sono un dono che i bolognesi hanno ricevuto dai loro predecessori e una novità molto gradita dai turisti. Gli scarabocchiatori sono dei battitori liberi che alzano un muro di bruttezza che allontana e perfino estromette dal bello il nostro sguardo. Di fronte a tanto scempio, nel corso degli anni i sindaci di Bologna hanno vestito i panni del Signor Juan Fernandez de Velasco, governatore di Milano, che, come si legge nei Promessi Sposi, ripetè nel giugno del 1593 «le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore», il Signor don Carlo d’Aragon, che dieci anni prima aveva pubblicato il primo bando contro «bravi e vagabondi». Che il fracasso inutile delle grida non suonerà alto negli anni a venire è un forte dubbio che nasce dal fatto che l’autorità «risoluta e determinata che questa sia l’ultima e perentoria munizione» dà malauguratamente prova di essere, come Don Abbondio, un vaso di coccio a mezzo a vasi di ferro.
Rimasta impunita, l’aggressione alla bellezza di Bologna ha spinto l’autorità comunale a dichiarare che a pulire muri e colonne devono essere anche i proprietari degli edifici e dei portici. Signor sindaco, la manutenzione della bellezza è un viaggio molto lungo. Chi lo compie deve essere determinato e possedere le doti del maratoneta, motivazioni psicologiche comprese. Affinché la chiamata collettiva all’iPhone non sia il tè, il caffè, l’oppio, l’hashish della vita e, quindi, il surrogato e la caparra della realtà, al centro della sua azione dovrà porre credibili interventi preventivi nelle scuole e repressivi a difesa del patrimonio di bellezza. Programmi educativi indirizzati al rispetto della cosa pubblica e dei beni privati invoglierebbero i giovani a valorizzare le bellezze della città storica. La politica comunale dovrebbe allora incoraggiare la nascita nelle scuole di gruppi di lavoro formati da studenti impegnati nella sperimentazione e simulazione di azioni per il ripristino dei beni pubblici territoriali e di quelli privati. Colti in fallo, i bravi presterebbero attività di volontariato nei servizi sociali. Altrimenti i cittadini bolognesi dovranno sommare ai danni provocati dai bravi la beffa di nuove tasse e spese condominiali. E l’uso da lei auspicato dell’iPhone si rivelerà solo un gioco innocuo per bambini.