Puglisi e i vent’anni della paletta «Sì, lo rifarei: avevo ragione io»
Il ds della Fortitudo «corresse» i falli di squadra in un derby
Correva il tumultuoso anno 1998 a Basket City, e il giorno dei Santi, 1 novembre, diventò il giorno di Santi. Cioè di Santi Puglisi, d.s. della Fortitudo passato alla storia per aver vinto un derby — e di quelli miliardari — senza giocare né allenare, solo con un rapido movimento della mano destra per abbassare, due volte, il segnalatore del bonus.
Puglisi, sono vent’anni dal derby della paletta...
«E sono vent’anni che ripeto la stessa cosa: avevo ragione io, torto tutti quei virtussini che mi accusarono vigliaccamente (la sardonica risata è sempre la stessa, ndr). E lo rifarei!».
Ma non vennero concessi i tiri liberi alla Virtus anche se la Effe aveva raggiunto gli 8 falli del bonus.
«No, perché il tavolo aveva invertito un fallo del nostro numero 12, Karnisovas, col loro numero 12, Frosini. E l’addetto al tabellone era andato nel pallone e non aggiornava più i falli di squadra. Nessuno aveva idea del vero conteggio, io sì. Per questo quando fu alzata la paletta la abbassai subito, quando l’addetto la rialzò tornai ad abbassarla. Infatti vennero gli arbitri al tavolo a controllare e diedero ragione a me. Niente liberi e vittoria nostra di un punto».
Se ne accorse solo Rete 7, il giorno dopo...
«Ma io l’avevo detto subito, in pubblico, che avevo abbassato la paletta. In tv invece lo raccontarono come un gesto furtivo, una furbata. Intervenne Cazzola, che era anche presidente di Lega, furibondo, voleva farmi radiare. Mi chiamò Petrucci preoccupato, un finimondo. Ah, ne parlai anche con Porelli, con cui c’era stima reciproca, tra l’altro nell’84 mi aveva chiamato alla Virtus, quando ancora allenavo le Nazionali giovanili: si mise a ridere e mi disse di stare tranquillo».
La squalifica arrivò: 45 giorni di sospensione. Come la prese?
«Fu una grande ingiustizia, meritavo al più un’ammonizione. Perché è vero, non avrei dovuto toccare l’attrezzatura, ma lo feci d’istinto, sapendo di essere nel giusto: fu un pasticcio del tavolo, non mio».
Lei ha passato una vita nel basket di alto livello eppure viene ancora ricordato per quell’episodio…
«In 58 anni di basket mi sono sempre state riconosciute lealtà e correttezza, quella macchia mi fece soffrire. Non l’ho mai perdonata a quelli che cercarono di farmi passare per baro. Ed esulto ancora, quando ci sono risultati come lo scorso weekend: posso dirlo, se mi radiano non mi importa più nulla...».
Dal suo buen retiro marchigiano, cosa segue?
«Moltissime partite, ma soprattutto Pesaro e Fortitudo. Mi piace molto come la sta facendo giocare Martino. Il 18 sarò a Porto San Giorgio per Montegranaro-Fortitudo, le due squadre del momento. E’ ora che la Effe torni su».