Fiera, dipendenti in allarme Protesta creativa in arrivo nei giorni dell’expo di Eima
Nel 2016, quando su un buco di 9 milioni fu aperta la procedura di mobilità per 123 dipendenti, organizzarono un flashmob. L’anno successivo portarono dei fiori al sindaco Virginio Merola per chiedere il ritiro dei licenziamenti. Ora, se i soci pubblici non convocheranno i sindacati per chiarire la propria posizione su spin-off e alleanza con Milano, i lavoratori di BolognaFiere — che hanno un blog e si fanno chiamare «gli esuberanti» — utilizzeranno tutta la propria creatività per protestare nei giorni di Eima, la 43esima fiera internazionale delle macchine agricole che si apre mercoledì.
A conferma della linea del presidente Gianpiero Calzolari, il direttore generale dell’expò Antonio Bruzzone ha messo nero su bianco, dopo un incontro con le parti sociali, l’intenzione di archiviare il progetto di scorporo immobiliare e di accantonare l’alleanza con Milano. Ma i lavoratori non si fidano. Vogliono rassicurazioni anche dai soci pubblici, Comune in primis. E, come deciso a maggioranza nell’ultima assemblea, chiedono una convocazione e un percorso di incontri in cui risolvere le questioni aperte: stabilizzazione dei precari, organizzazione del lavoro, eccesso di straordinari, formazione professionale, esodi incentivati, sicurezza e protocollo di sito sugli appalti che è lettera morta dal 2017. Aspetteranno fino al 7, giorno in cui è prevista la partenza per Shanghai di tutto il management della Fiera, primo cittadino compreso. «Se sarà uno sciopero o altro — assicura Luca Taddia della Filcams-Cgil – lo decideranno i lavoratori». Taddia rivela poi un episodio spiacevole accaduto nei giorni scorsi, come a dire che dietro ai successi dell’era Calzolari (bilancio in attivo, nuovi padiglioni e internazionalizzazione) ci sono problematiche da non sottovalutare: «È caduta una cancellata all’interno del quartiere fieristico — denuncia — nessuno si è fatto male, ma queste cose non devono accadere». «A maggio hanno tirato fuori dal cappello l’ipotesi di spin-off — lamenta Sara Ciurlia, segretaria generale Fisascat-Cisl Bologna — Sembra quasi che ogni anno arrivi una nuova proposta per deviare l’attenzione dai veri problemi. I lavoratori delle manifestazioni sono sempre più precari: i tempi determinati sono 94 e stanno superando i tempi indeterminati (110 partime)». Ciurlia ha il timore che la società sia troppo proiettata all’esterno e poco alla valorizzazione territoriale: «Puntare su alleanze come quella con Milano rischia di far perdere a Bologna un indotto di 900 milioni di euro l’anno». «I lavoratori sono sul piede di guerra — chiude Fabio Perretta (Usb) — le relazioni sindacali sono quasi inesistenti e si limitano a convocazioni dell’ultimo momento solo per scongiurare gli scioperi».