Nuovi dehors, «Ogni volta si parte da capo»
Ottimismo di Confesercenti: «La strada è quella giusta»
Il giorno dopo l’approvazione del nuovo regolamento comunale sui dehors, a qualcuno tra i tavolini dei locali del centro va di traverso il caffè. Si cambia, di nuovo. Aumenta la tolleranza con chi sgarra, si frena la colorata anarchia di certe zone, si alzano le paratie laterali, si inseriscono quelle mobili, si riduce la plastica, si conferma la quinquennalità della concessione, si aumentano i fiori mentre gli ombrelloni rimovibili possono rimanere fuori la notte. Resta infine aperto (e acceso) il discorso sulle superfici di quei dehors non posizionati su strisce blu e bianche che il Comune vorrebbe limitare alle vetrine dei locali.
«Dehors uguali? Ma è impossibile. Qui tutti abbiamo diversificato in base allo stile del locale», fanno notare al Roberto bistrot, di via Orefici. «Noi abbiamo tavoli e sedie color rame che si sposano con gli interni, e se ci fate caso lo stesso accade nei locali accanto, ognuno diverso e caratteristico: la nostra street food è bella così». La riflessione scatta con le anticipazioni sul nuovo regolamento che vorrebbe maggiore armonia in alcune strade: «Ci sono aree specifiche nel centro storico, penso al Quadrilatero — ha detto l’assessore Alberto Aitini — che hanno bisogno di essere più ordinate rispetto a oggi: sarebbe bello poter costruire con i commercianti un percorso che alla fine porti ad avere dehors uguali nella stessa via». Al Pratello è già successo nel 2014. Toccherà anche alle nuove strade della movida, da via Pescherie Vecchie a via Orefici, discutere di perimetri, sedute e colori con l’amministrazione comunale. Via Pescherie Vecchie ha un problema di confini, via Orefici di stile. Tamburini, l’antesignano dei dehors del Quadrilatero, sorride e fa spallucce. «Faremo quello che dicono: se vogliono farci togliere la plastica toglieremo la plastica; se non piacciono le botti toglieremo le botti (quelle che sono finite sul New York Times). Però servirebbe raziocinio: una commissione dovrebbe farsi un bel giro a Parigi,scegliere un prototipo di dehors giusto per Bologna e dare tempo agli esercenti in cinque anni di adeguarsi. Non che ogni volta si cambia e senza un senso». Anche in via Montegrappa scuotono la testa, nell’omonima Bottega. «In questa zona l’omologazione già c’è. Ma se ci tolgono la possibilità di usare la plastica bisogna che ci permettano di chiudere con il vetro tutto il dehors, perché freddo e pioggia se no entrano e il dehors è inutile. Comunque qui si spende per nulla: cambiano sempre idea». In via Belvedere sorridono. «Il problema non sono le strutture dei dehors, ma le ordinanze che costringono alcuni a chiuderli troppo presto: basterebbe fare rispettare le regole a chi sgarra, non colpire tutti come è successo in questa zona. Così ci hanno tolto l’estate, il periodo in cui si mette il fieno in cascina, abbiamo perso tantissimo», raccontano sconsolati al Grandangolo.
Al Piratello, in via del Pratello, sono felicissimi per la novità degli ombrelloni («ci siamo spezzati la schiena, in questi anni»), per i fiori («noi li abbiamo già»), temono soltanto che passi l’idea del divieto dei dehors davanti agli ingressi dei palazzi: «Noi abbiamo un rapporto splendido con i nostri condomini, quindi nessun problema, ma se il Comune introducesse questa novità dovremmo tutti rifare le strutture e le abbiamo ammodernate quattro anni fa...».
Il giudizio di Confesercenti, per bocca del direttore Loreno Rossi, è «complessivamente moderatamente positivo perché il Comune ha accolto molte nostre proposte, restano ancora alcuni dettagli operativi da discutere, ma siamo sulla buona strada».