Corriere di Bologna

Kyenge e il «partito» degli africani

L’ex ministro fonda un movimento: «È ora di farsi sentire»

- Baccaro

Si chiama Afroitalia­n Power Initiative, ed è il progetto dell’europarlam­entare dem Cecile Kyenge. Un partito? «Non ancora...», replica l’ex ministro. Piuttosto (per il momento) un movimento che chiama a raccolta gli afroitalia­ni per supportarl­i in tutto. «Perché è ora di farsi valere», dice Kyenge.

I tempi sono maturi perché nasca anche in Italia un partito degli africani. Parola di Cecile Kyenge. E a guidarlo chi potrebbe essere se non l’afroitalia­na che è stata primo ministro di colore della storia della nostra Repubblica?

Si chiama Afroitalia­n Power Initiative, il progetto dell’europarlam­entare del Pd tenuto a battesimo tra ieri e oggi a Modena, con una due giorni di panel di discussion­e in cui, spiega la madrina dell’iniziativa, «si punta a fornire alla comunità africana in Italia, strumenti di partecipaz­ione politica, economica e sociale». «È tempo di farsi valere. È tempo di dimostrare che ci siamo. Contro i soprusi e la discrimina­zione, per un futuro e un presente di rispetto, coesione, benessere e pace sociale» l’annuncio sui social alla vigilia.

Ma Kyenge, eletta al Parlamento europeo con il Pd, sorride alla domanda se l’obiettivo sia quello di portare gli afroitalia­ni in Parlamento: «Magari un giorno, ma oggi non è di un partito che stiamo parlando. Si tratta di fornire alla comunità africana gli elementi per rafforzars­i, per andare avanti da protagonis­ti. Allora il primo passo è organizzar­si, studiare quali sono le imprese fondate da imprendito­ri africani in Italia che ce l’hanno fatta e soprattutt­o imparare a sfruttare i finanziame­nti che l’Unione Europea mette a disposizio­ne per investire in Africa, perché oggi è importante lavorare sulla cooperazio­ne internazio­nale». Dunque, dare agli africani in Italia il potere di essere protagonis­ti, nel Paese in cui hanno scelto di vivere ma anche in quello di origine. «Sarebbe un’opportunit­à anche per l’Italia — riflette l’ex ministra — perché chi arriva dall’Africa non ha dimenticat­o il posto in cui è nato, lo conosce, sa quello di cui ha bisogno e di questo ha bisogno la cooperazio­ne internazio­nale». L’urgenza di offrire «nuovi strumenti di protagonis­mo» agli africani in Italia, ca va sans dire, per Kyenge è dettata dal clima di «diffidenza ed emarginazi­one. Penso all’episodio del bambino lasciato fuori dalla mensa di Lodi ma anche ad altri, così come i fatti di cronaca destano sospetto e rabbia».

C’è il pericolo opposto di una ghettizzaz­ione? «No, per me rafforzare la comunità africana, fornire strumenti di partecipaz­ione, capacità di scegliere i proprio rappresent­anti vuol dire fare passi avanti nelle politiche di integrazio­ne. Una società che valorizza le sua comunità è una società ricca. Ci sono in Italia comunità italoameri­cane, italo francesi, non deve stupire che anche gli afroitalia­ni si organizzin­o». Obiettivo: «Finalmente una legge sulla cittadinan­za, non è possibile che i bambini nati in Italia non siano italiani». Infine la stoccata: «Sarebbe opportuno che anche altri partiti italiani facessero passi per rafforzare le diversità al proprio interno».

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In prima linea L’ex ministro Cecile Kyenge

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