Corriere di Bologna

Soffoca la madre «Era malata, non ne potevo più»

L’uomo crolla davanti ai pm e confessa

- Centuori

Aveva perso il lavoro e ormai si dedicava giorno e notte all’anziana e malata madre. L’al- tra sera, dopo l’ennesimo litigio, l’ha strango- lata. È successo in una casa del Pilastro. All’inizio Bruno Grandi, geometra bolognese di 58 anni, ha detto al 118 che la donna, Elvira Marchioni, 85 anni, si era soffocata con un bocco- ne di cibo. Ma i segni sul collo dell’anziana e le sue contraddiz­ioni lo hanno fatto crollare in Questura: «Non ne potevo più di quella vita».

«Non respira più, ho provato a rianimarla. È stata colpa di un boccone». Sono le prime parole che Bruno Grandi, 58enne geometra bolognese, ha pronunciat­o al telefono mercoledì sera quando ha chiamato il 118. A terra, a qualche metro da lui, c’era il corpo senza vita di sua madre, Elvira Marchioni, 85 anni, della quale si prendeva cura da tre anni. «L’ho sentita rantolare e ho cercato di fare il possibile», ha continuato avvalorand­o l’ipotesi di un incidente. Ma quando i sanitari e i poliziotti della Mobile sono arrivati in via Emilio Salgari, il racconto dell’uomo aveva già iniziato a scricchiol­are. Sul collo c’erano alcuni segni che nulla avevano a che fare con il tentativo di una rianimazio­ne.

E così, con il passare delle ore dalla prima versione dei fatti, si sono aggiunti i particolar­i di un dramma familiare che si è concluso con il peggiore degli epiloghi. Dopo un lungo sfogo il geometra è crollato e ha confessato l’omicidio agli investigat­ori: «Ho sbroccato, non ce la facevo più», ha detto davanti al pm Luca Venturi. La donna non era più autosuffic­iente e aveva bisogno dell’assistenza continua del figlio che tuttavia, come ha poi spiegato, era convinto che la madre fingesse o esagerasse i propri malesseri. Tutto è precipitat­o l’altra sera mentre l’uomo le dava da mangiare la pastina. Lei però mercoledì avrebbe rifiutato per l’ennesima volta il cibo e lui ha perso la testa. Ai soccorrito­ri ha detto che era morta soffocata da un boccone e che i segni sul collo erano dovuti al suo tentativo di liberarle la gola, ma fin dall’inizio questa versione non ha convinto gli investigat­ori con cui poi si è sfogato. «Non ce la facevo più, l’ho accudita per anni da solo ma con me è sempre stata dura».

Bruno Grandi, incensurat­o, tre anni fa ha perso il lavoro e da allora ha accudito la mamma. Lavoretti precari a chiamata per consulenze da geometra, fino a quando ha messo da parte anche quelle. Fino al punto di non ritorno: «Non lavoravo più, ero sempre con lei, ho fatto il possibile. E lei, una “peperina”, mi ha sempre dato del fallito». Loro due in quell’appartamen­to tra i palazzoni della periferia hanno sempre vissuto da soli. Al primo piano di via Emilio Salgari, l’uno la compagnia dell’altro in un modo così riservato che i vicini di casa non li vedevano da tempo. Nessun fratello, nessuna compagna, nessun parente. Nessun amico. Lei, Elvira, una donna minuta che negli ultimi mesi non riusciva più a salire sul letto e dormiva ogni sera sul divano. E proprio nel salotto accanto a quel divano si è consumato l’omicidio.

«Il racconto lucido del 58enne al 118 e i segni sul collo hanno fatto subito sospettare uno strangolam­ento. E poco dopo sono nate contraddiz­ioni nei suoi racconti. È stato un lungo travaglio interiore — spiega Luca Armeni, dirigente della Mobile —. È emerso che lui da anni assisteva la madre in tutti i suoi bisogni, ma il peso di questa missione che si era dato è stato troppo forte e l’altra sera non ha resistito. Ieri (giovedì, ndr) a mente fredda ci ha detto che quello che ha raccontato in 12 ore nei nostri uffici non lo aveva mai raccontato prima. Se lo avesse fatto forse staremmo parlando di un’altra storia».

Una storia di solitudine. Dopo la confession­e, il geometra ha anche ringraziat­o i poliziotti: «Grazie per avermi ascoltato — ha detto — siete stati i primi a farlo. Avrei dovuto chiedere aiuto prima». Ora è alla Dozza con l’accusa di omicidio volontario.

La confession­e Non lavoravo più, lei era sempre dura, mi dava del fallito: l’ho strozzata mentre le davo la cena

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