La Lega contro la Kyenge «No all’African power»
Piastra: «Bisogna coinvolgere chi vive e lavora qui all’interno delle forze politiche»
La Lega boccia sul nascere il progetto politico dell’ex ministro Cecile Kyenge, «Afroitalian Power Initiative», il nome del movimento di soli africani che in futuro potrebbe diventare anche un nuovo partito.
Per il deputato e commissario bolognese del Carroccio Carlo Piastra «creare un partito che parla di african power vuol dire marginalizzare» chi ne farà parte.
Tra il 2012 e il 2016, sono oltre duecentomila gli africani diventati cittadini italiani, ma soprattutto provenienti dai Paesi del Nord Africa.
La Lega boccia il progetto politico dell’ex ministro Cecile Kyenge, Afroitalian Power Initiative, il nome del movimento di soli africani che in futuro potrebbe diventare anche un nuovo partito. Ma per il deputato e commissario bolognese del Carroccio Carlo Piastra «creare un partito che parla di african power vuole dire marginalizzare ancora di più un fenomeno che invece vuole essere condotto a una piena partecipazione politica sociale e culturale dei migranti che vivono e lavorano qui».
Piastra non cita il collega Toni Iwobi, il primo senatore nero d’Italia della Lega, ospite di recente alla festa del partito bolognese, ma quando pensa agli stranieri impegnati in politica in Italia l’esponente del Carroccio ha in mente quell’esperienza. «Il contributo dei cittadini di origine africana — sottolinea il deputato bolognese — dovrebbe essere valorizzato nelle forze politiche che lavorano per il bene comune e non strumentalizzato in un nuovo movimento che sembra richiamarsi a quelli già sperimentati in America negli anni ‘60 e ‘70». Una proposta politica datata, quindi secondo Piastra, anche se per il leghista non è certo questo il principale limite del movimento dell’ex ministro. «La tempistica fa pensare che la Kyenge stia mirando a qualche “poltrona” importante nelle prossime elezioni europee», attacca il deputato del Carroccio.
Kyenge, originaria della Repubblica Democratica del Congo, è stata ministro per l’integrazione del governo Letta. Tra venerdì e sabato a Modena ha presentato questa suo nuovo progetto politico che per ora vuole fermarsi a essere solo un movimento ma che un domani in effetti potrebbe ambire anche ad altro. «È tempo di farsi valere, è tempo di dimostrare che ci siamo, contro i soprusi e la discriminazione, per un futuro e un presente di rispetto, coesione, benessere e pace sociale», ha detto l’ex ministro nel suo discorso di apertura delle due giorni.
Secondo l’Eurostat, l’ufficio dell’Unione Europea che si occupa di raccogliere dati e statistiche dai Paesi dell’Unione, tra il 2012 e il 2016 hanno ottenuto la cittadinanza italiana (nella stragrande maggioranza dei casi si può richiedere dopo dieci anni di residenza, dimostrando di avere reddito sufficiente e di non avere accumulato precedenti penali) sono stati 204.967 cittadini di origine africana. La maggioranza, però, proviene dai paesi dell’Africa del Nord, vale a dire Marocco (136.863 persone) e Tunisia (20.946). Molto staccati i Paesi dell’Africa subsahariana: Ghana (13.571) e Senegal (13.271). Poi, però ci sono le seconde generazioni, quelle dei nati in Italia che una volta divenuti cittadini potranno votare. Il Parlamento o l’Europarlamento per il momento sembrano obiettivi lontani: «Magari un giorno — dice Kyenge — oggi non è di un partito che stiamo parlando ma di fornire alla comunità africana elementi per andare avanti da protagonisti».