Magneti Marelli i lavoratori chiedono più welfare
Le richieste dei sindacati al rinnovo del contratto. Fiom: «Ma noi vogliamo tornare metalmeccanici»
In Magneti Marelli i sindacati chiedono più welfare e più salari, e la Fiom spera nella holding con Calsonic. Al via le trattative.
In tutta Italia, negli stabilimenti del colosso Fca, si gioca la partita del rinnovo del contratto in scadenza il 31 dicembre. Pur con piattaforme differenti, in sostanza, i sindacati chiedono a gran voce più welfare, più salario e più partecipazione alle decisioni che riguardano l’organizzazione del lavoro.
Ma in Magneti Marelli, e quindi anche nelle sedi di Crevalcore e alla ex Weber di Bologna — dove le assemblee di questi giorni sono affollatissime — si fa strada una sorta di «sogno asiatico». La definizione della holding Magneti Marelli CK si chiuderà probabilmente a giugno del 2019 quando si completerà l’iter per la cessione da parte di Fca alla giapponese Calsonic Kansel. «E potrebbe essere quella l’occasione — confida Mimmo Lisi della Fiom — per rivendicare finalmente l’adozione del contratto nazionale dei metalmeccanici» e buttarsi alle spalle il Ccsl (contratto collettivo specifico del lavoro) attualmente applicato nel gruppo e da sempre osteggiato dai meccanici della Cgil. «Quando si formerà la holding non faremo più parte dello stesso gruppo — riflette il sindacalista — Saremo Magneti Marelli, dove la Fiom ha molto più peso», e la speranza è quella di riuscire finalmente a vincere una battaglia ormai storica: «Siamo quelli pagati meno e con meno agevolazioni — riassume Lisi — Vorremmo arrivare almeno ai minini tabellari dei 1200 euro mensili con il ripristino della quattordicesima. Ma quello che ci preme di più è incentivare la democrazia e la partecipazione del processo decisionale. Secondo il contratto in vigore, i lavoratori non possono votare gli accordi, e decisioni come le turnazioni vengono imposte dall’azienda». Limitato anche il diritto di sciopero. Un esempio di disparità di trattamento, poi, si è evidenziato in seguito al terremoto in Emilia: «Normalmente a chi lavorava negli stabilimenti inagibili è stata concessa la cassa integrazione — racconta — Noi abbiamo pagato con le ferie forzate».
Intanto però, quello da rinnovare è il Ccsl. E se la piattaforma Fiom guarda al contratto dei metalmeccanici anche la Fim-Cisl preme per un netto miglioramento delle condizioni. Non ultime quelle salariali: si chiede cioè un incremento complessivo del 10% della paga base che a regime sul terzo gruppo di prima fascia è pari a un valore annuo di 2.279 euro (mensilmente, su 13 mensilità equivale a 175, 30 euro). E di applicare i criteri di corresponsione del premio anche ai lavoratori a termine e a somministrazione. Si chiede poi più partecipazione, formazione in un’ottica di industria 4.0 e welfare. A proposito di garanzie sociali la rivendicazione riguarda l’incremento della contribuzione a carico dell’azienda per il Fondo sanitario Fasif e per il Fondo previdenziale Cometa e la contrattualizzazione delle varie forme di welfare aziendale come le borse di studio e gli asili nido. «È previsto, inoltre — si legge in una nota della Fim —introdurre ed estendere l’istituto della banca ore, dello smart working, e delle ferie solidali, mentre è stata innalzata la soglia percentuale del part-time». Per banca ore si intende l’accantonamento in termini monetari delle ore lavorate in eccedenza, mentre lo smart working non è altro che la possibilità del lavoratore di concordare turnazioni, tempi e luoghi di lavoro.