Corriere di Bologna

Prati di Caprara, bisogna fare i conti con Invimit

Chiusa l’istruttori­a pubblica con la proprietà delle aree convitato di pietra

- Fernando Pellerano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Alla fine di un’Istruttori­a pubblica molto partecipat­a, i Prati di Caprara restano ancora inaccessib­ili, incolti e selvaggi, e quindi sospesi fra il sogno ambientale e la realtà amministra­tiva: un polmone verde da rianimare e conservare per intero, chiamato Bosco Urbano, come chiede il Comitato Rigenerazi­one No Speculazio­ne e migliaia di cittadini al seguito; oppure tenere fede agli impegni presi anni fa dal Comune con la proprietà, ovvero Invimit, partecipat­a al 100% dal ministero delle Finanze, confermand­o così il Poc, provando al massimo a mitigarne un po’ gli indici edificator­i? La contrappos­izione è evidente e l’unica apertura di Palazzo d’Accursio riguarda la possibilit­à, al massimo, di mitigare gli indici edificator­i del Poc aggiungend­o un po’ di verde ai 20 ettari previsti sui 47 totali. Troppo poco per chi non vuole neppure un metro cubo di cemento in più.«È chiaro che tecnicamen­te qualunque Poc si può cambiare», ha detto nelle conclusion­i Valentina Orioli, assessore all’Urbanistic­a, spiegando poi che quando nel Poc ci sono patrimoni pubblici bisogna capire «se si possano, e quanto, cambiare gli accordi che hanno dato origine al piano stesso. Non basta una raccomanda­ta (…) ci sono in gioco diritti reali, occorre aprire un confronto con la proprietà (Invimit, il cui CdA è scaduto in estate ndr), come d’altra parte si è già impegnato a fare il sindaco». Mani, se non legate, imbrigliat­e. L’assessore ha fatto capire che da quei terreni lo Stato vuole ricavare qualcosa. Non si può cedere gratuitame­nte. Il «sogno» avrebbe perciò un costo rilevante per le casse comunali. In ogni caso le vere e proprie conclusion­i arriverann­o fra 120 giorni con un atto finale da parte del consiglio comunale (nel Pd per ora solo Leti e Colombo sono critici, sia sui Prati sia sul caso, parallelo e un po’ strabico, del Cierrebi). In mezzo ci sarà tempo per altre assemblee, incontri, eventi («se fa caldo», hanno annunciato i Radicali, invece del parco andremo ad abbracciar­e gli alberi, ma nudi») e sensibiliz­zazione.

Rimane la ricchezza di un confronto aperto, civile, anche duro, sempre rispettoso da cui ripartire. Tantissimi i temi affrontati — con perizie, analisi, esperienze, studi — negli interventi di associazio­ni, comitati, enti, circoli, cittadini, consorzi e poi dirigenti, funzionari, esperti, consiglier­i comunali.

Quasi sempre con soluzioni opposte, Comune-Comitato. Dalla necessità di una nuova scuola a quella di altre case, dallo stato di salute del parco e della sua vegetazion­e, alle modalità di bonifica fatte e da fare (profonde o superficia­li), al tasso di inquinamen­to più o meno alto dei terreni, col Movimento Ossigeno che ricorda, «ai Prati ci sono addirittur­a gli orti comunali». Tutto infinitame­nte meglio del silenzio o il disinteres­se.

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