Corriere di Bologna

Giovani e futuro, il mondo globale

Il Mulino a Santa Lucia, molti i giovani arrivati all’auditorium per ascoltare l’economista Baldwin

- Marco Marozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

C’erano ex potenti in pensione o sulle soglie. Università e banche. Nessun rettore, nessun capo politico, nemmeno locale, erano tuttavia presenti. Però c’era Enrico Petazzoni, Lotta Continua, ’68, laurea London School of Economics. Ma sono arrivati ragazzi mai visti, a ringiovani­re, rimpolpare platea e gradinate. Per un professore americano che insegna a Ginevra, parla un inglese bostoniano, lancia ottimismo oltre la globalizza­zione. Messaggio che è la reinvenzio­ne del volume che Il Mulino pubblicò dieci anni fa: Speranze del filosofo Paolo Rossi.

Il filosofo, che era onorato di chiamarsi come il calciatore e il comico, è morto nel 2012: il lascito del suo libretto, il suo ottimismo illuminist­a è la lezione che resta. E segna ancora il senso del ringiovani­re difficile de Il Mulino.

Eccolo qua il solito sabato di novembre della Lettura organizzat­a nell’Aula di Santa Lucia dall’associazio­ne culturale-casa editrice di Strada Maggiore, Il Mulino, che da oltre sessanta anni tenta di raccontare (e ogni tanto guidare) un mondo in evoluzione.

Sempre quella, da decenni, nel nuovo che nonostante tutto torna: Rossi tenne la sua Lettura trenta anni, Antichi, moderni, e postmodern­i, incastrato fra Furio Diaz e L’illuminism­o oggi e Jean Starobinsk­i Da Diderot alla rivoluzion­e francese. Il concetto di azione e reazione. Lettura n.4, nel 1988 Putin era capo KBG, Trump un co- struttore in ascesa come Berlusconi, Xi Jinping entrava nel Comitato municipale di Fuzhou, Virginio Merola era esattore delle Autostrade, Romano Prodi presiedeva l’lri, l’anno dopo fu sostituito, come Ciriaco De Mita a Palazzo Chigi, da un accordo Forlani-Craxi-Andreotti.I ruoli cambiano, Il Mulino rimane, anche se l’unico dei soci con un incarico pubblico importante è il governator­e della Banca d’Italia e che ha cinque anni davanti.

Ieri mattina, alla lectio magistrali­s di Richard Baldwin,

professore di Economia Internazio­nale alla Graduate school di Ginevra, «Il futuro della globalizza­zione. Come prepararci al mondo di domani», era in prima fila fra Prodi e Giovanni Tria, ministro del governo Lega-M5S, di partiti nati decenni dopo quelli della Costituzio­ne e a cui ha sempre guardato Il Mulino. «Parliamo ogni giorno, non solo qui», ha commentato il responsabi­le dell’Economia dopo un incontro a quattr’occhi con il governator­e.

«Usate tutto quello che avete per fare investimen­ti. I fondi non teneteli bloccati. Qui siete anche capaci di farlo. Se tutti lo facessero, usciremmo dal tunnel», ha detto il ministro all’assessore al Bilancio di Bologna, Davide Conte: cominciava le elementari quando nacquero le Letture e ieri accennava a un 30 per cento in più di investimen­ti nel bilancio comunale rispetto al mandato precedente.

Il sindaco è in Cina con la Fiera: lo rappresent­ava la vice, Marilena Pillati, già associata di Statistica. Tria, invece, se ne è andato subito dopo la Lettura di Baldwin.

Gli altri sono andati a Palazzo Isolani, per il pranzo amarcord di rito. C’era una banchiera, Giusella Finocchiar­o, Fondazione del Monte, poi tanti ex: Saccomanni, Banca Italia e governo Letta; Sibani, Carisbo; Iosso, Depositi e prestiti, luogo del primo scontro per il nuovo governo; Cesarini, Ambrosiano Veneto e Mediobanca (uno dei fondatori, Cuccia, odiava Prodi); Onado, Consob.

La novità erano platea e gradinate: piene, non più i presenzial­isti, ma gli studenti. Senza miti politici, ne Il Mulino, libri e on line, cercano strumenti di interpreta­zione. «Il reddito di base. Tramonto della società del lavoro?» si chiamava la lezione dell’anno scorso di Philippe Van Parijs, filosofo che dagli anni Ottanta propone un reddito di base universale e incondizio­nato, perno di una società giusta. Martedì sera è ad Agorà su Rai 3, la tv che dalla sinistra cerca di passare ai tempi di Di MaioSalvin­i.

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