Ecco Bennato il burattinaio All’Europauditorium domani sera il cantautore partenopeo e le sue (dis)avventure di Pinocchio
In Burattino senza fili le letture scorrevano su due binari. Si potevano ascoltare le peripezie di Pinocchio con tutti i personaggi intorno, oppure captarne le metafore. Comunque lo si prendeva, quell’album fu strepitoso. Il più venduto (meritatamente) in Italia del 1977. In temi di riedizioni, di reunion, di celebrazioni, nemmeno Edoardo Bennato si è sottratto. E domani al teatro Europauditorium riproporrà quei brani in Pinocchio & Company – Tour 2018, insieme ai suoi pezzi storici, in quasi tre ore di musica (ore 21, info 051372540). Con lui, Giusepquel pe Scarpato e Gennaro Porcelli alle chitarre, Raffaele Lopez, tastiere, Roberto Perrone, batteria, Arduino Lopez, basso, più il Quartetto Flegreo. In questa riedizione a 40 anni da quel fortunato album, Burattino senza fili ci sono due personaggi in più, parecchio importanti nella favola di Collodi: Mastro Geppetto e Lucignolo. Ora che ora sono stati finalmente aggiunti a ventaglio costellato dalla Fata Turchina e il Grillo Parlante, Mangiafuoco e Il Gatto e la Volpe, insieme alle (dis)avventure del nostro, il quadro è completo.
Poi, c’ è l’ attualità. Ne abbiamo parlato con il cantautore musicista napoletano. Curiosità: ha risposto con un testo scritto a mano in un unico discorso (in foto). Pochi come lui. «Nel realizzare il concept album del 1977 – ha raccontato – non trovavano la giusta collocazione due personaggi fondamentali alla narrazione. Mastro Geppetto mi sembrava, foneticamente parlando, poco rock. Insomma, non suonava bene». Ma lo scorso anno, con la prospettiva di realizzare il musical Burattino senza fili che debutterà il prossimo anno, dopo il trionfo di Peter Pan, ha trovato la quadra.
«L’ho immaginato come un abile artigiano che, riuscito ad andare in pensione aggirando la legge Fornero, poiché è rimasto solo si costrui-
sce un burattino che gli faccia compagnia. La terza età, spesso, è dura». Quanto a Lucignolo, è «pr non regolare, ma di quelli che organizzano rave party». Fornisce le indicazioni all’ultimo momento, e dalla rete. Un po’ da Paese dei Balocchi, in effetti. O, per dirla con le sue parole, «scatafascio senza regole, e se si sopravvive sarà un’esperienza da ricordare».
«È stato entusiasmante rimettere le mani su Burattino senza fili, «forse ancora più attuale del 1977»: questa Italia contemporanea è «sempre più collodiana, da gatti e volpi, Mangiafuoco, grilli parlanti e la fata come metafora della condizione femminile». Bennato scelse la formula della favola per esprimere concetti evitando di essere moralisti e retorici. La cosa poteva sembrare in contraddizione, essendo la favola moralista. «La morale della favola è spesso retorica nel momento in cui un burattino cerca di ribaltarla. Ovvero: è nel momento in cui Pinocchio perde i fili che cominciano i veri guai, perché buffoni e burattini la guerra non la faranno mai. Non credo ci sia contraddizione, semmai c’è il rischio di finire in prigione!». Le citazioni dei testi dell’album come si può vedere sono evidenti. Quanto ai grilli parlanti di oggi, «basta vedere i talk show e i social». Da buon napoletano ha affermato che viaggiare gli ha fatto scoprire che Napoli è la città più bella del mondo.
Bologna, ha confessato, «mi è cara, è una città viva anche in ambito universitario. C’è sempre fermento. Suonare qui è sempre una grande opportunità». Ma le sue sono sempre canzonette? «Il rock si nutre di questo e io che scrivo canzonette ho lì, in quel contesto a vole assurdo, la linfa per comporre».