L’impossibilità di amare Trinca dal cinema al teatro
La prima volta di Jasmine Trinca in teatro. Vedremo l’attrice della Stanza del figlio e di molti altri film all’Arena del Sole da martedì a venerdì alle 21 in La Maladie de la mort, uno spettacolo di Katie Mitchell, regista con una fama europea di originalità e provocazione. Si tratta dell’adattamento teatrale firmato da Alice Birch dell’omonimo romanzo di Marguerite Duras, una storia sull’impossibilità di amare e sull’assenza di desiderio, portata in scena in passato da Peter Handke e da Fanny Ardant. Come è nato questo debutto ce lo racconta la stessa Jasmine Trinca, in una pausa della lavorazione del film Croce e delizia di Simone Godano, che la vede al fianco di Alessandro Gassmann e Fabrizio Bentivoglio.
«Ero spaventata dall’idea di misurarmi col teatro forse perché non ho una formazione di attrice. Pensavo di non possedere la necessaria educazione del corpo e della voce. Poi ho capito che il teatro oggi è molte cose diverse. A convincermi è stato il direttore di Ert, Claudio Longhi, che coproduce lo spettacolo con nove teatri europei e con tre altri stabili italiani».
Come ci è riuscito?
«Mi ha portato a Ginevra a vedere l’edizione francese che presentiamo, in cui recitano Laetitia Dosch e Nick Fletcher. La narratrice, il ruolo che ricopro, era Iréne Jacob. Mi ha colpito la forma, un misto di cinema e teatro, perché l’incontro tra i due protagonisti è ripreso da una troupe e riproiettato su uno schermo. Forse potevo cimentarmi come narratrice anch’io, che non ho esperienza di palcoscenico. Poi, soprattutto, mi ha convinto la
storia, forte, potente».
Cos’è «la malattia della morte» del titolo?
«L’uomo, il protagonista, contatta una donna, chiedendole di avere con lui rapporti sessuali a pagamento per vari giorni. E lei gli diagnostica quella malattia letale: l’incapacità di amare una persona nella sua interezza, senza considerarla un oggetto, senza ridurla a pezzi. L’uomo impone alla partner un rapporto di potere in chiave sessuale che testimonia un’impossibilità di relazioni affettive oggi molto comune nel maschio».
Che ruolo ha la troupe che si muove attorno ai protagonisti?
«I due attori sono ripresi in diretta, mentre io commento da una cabina laterale. L’occhio elettronico scruta da vicino il rapporto, cercando di superare la visione di potere dell’uomo sulla donna».