Banche, paura per lo spread Ma i tassi lievitano di poco
Damiano di Caricento: «Eviteremo la stretta al credito»
C’è all’orizzonte una nuova stretta creditizia indotta dalla crisi dello Spread? È vero anche in Emilia-Romagna quel che sostiene il presidente dell’Abi (e di La Cassa di Ravenna) Antonio Patuelli e cioè che il ridimensionamento degli asset patrimoniali dovuti alla svalutazione dei titoli obbligazionari detenuti dagli istituti, a lungo andare può ridurre la capacità di erogazione delle nostre banche?
Ivan Damiano, direttore generale di un istituto profondamente radicato sul territorio come la Cassa di Risparmio di Cento non è altrettanto pessimista, né altrettanto preoccupato.
Alla guida della banca ferrarese da molti anni, ha un passato nella Carisbo dei bei tempi, prima che fosse assorbita da Banca Intesa san Paolo.
Ora però la stessa sorte toccherà a CariCento, che da qualche giorno ha sottoscritto l’atto di matrimonio con la Popolare di Sondrio, nuova padrona con la maggioranza del capitale. Fino alle nozze, comunque, Damiano resterà il dominus del credito in un’area molto dinamica, tra Ferrara, Modena e Bologna. I margini di capitale del sistema bancario emiliano romagnolo, sostiene, sono ancora ampi e lontani dai minimi imposti dalle regole di Basilea 3, come abbiamo visto anche dai bilanci trimestrali delle due maggiori banche della regione, Bper e Credem. E in più, continua Damiano, «sono definitivamente finiti i tempi in cui la domanda di credito aumentava del 10% all’anno anche a fronte di una crescita economica dell’1 o 2 per cento. Oggi i tassi di crescita della domanda sono in linea con il Pil, quindi per i prossimi mesi e i prossimi anni non dobbiamo attenderci una domanda superiore alla disponibilità. Anzi».
È un segnale di stagnazione?
«No. È vero il contrario . La lunga recessione ha setacciato il tessuto industriale, lasciando in gioco solo le aziende più solide, evolute e patrimonializzate. Aziende che hanno liquidità e mezzi propri per autofinanziare gli investimenti, e che spesso accedono al mercato dei capitali sfruttando nuovi strumenti come i Pir (piani individuai di risparmio) e i mini-bond. Insomma, si sono via via affrancate dal credito bancario».
Meno clienti. Non vedo i vantaggi per le banche...
«Erogare tanto credito, poi vederselo incagliato tra debitori falliti e debitori in difficoltà non è una grande risorsa per una banca. Negli anni della crisi abbiamo dovuto sopportare oneri altissimi a copertura dei crediti inesigibili e dell’altissimo rischio di credito. Ora tutte le banche della regione stanno uscendo da quell’incubo, cedendo a terzi pacchetti di Npl (crediti deteriorati). Noi stessi abbiamo potuto farlo, grazie alla nostra solidità patrimoniale. E ora il nuovo credito in ingresso è di una qualità largamente migliore».
Quindi secondo lei uno spread stabilmente attorno ai 300 punti base non ha nessun impatto sulla capacità delle banche emiliane di finanziare l’economia reale?
«L’impatto ci sarà e nei prossimi mesi si vedrà principalmente sul costo del denaro, poiché il rialzo del tassi non può non ripercuotersi sui prestiti. Però consideri che veniamo da livelli eccezionalmente bassi. Per anni le banche italiane sono state quelle che hanno praticato le migliori condizioni in Europa e non credo che uno o due punti in più di costo del denaro possa mandare all’aria i programmi di investimento di un’azienda o il livello di consumi di una famiglia. Tanto più se si tratta di aziende e di famiglie che hanno superato indenni gli anni più difficili della crisi». Sembra molto ottimista…
«Mi baso sui fatti. Martedì prossimo abbiamo un consiglio per deliberare i nuovi impegni di finanziamento. Sulla mia scrivania ne ho accumulati una quantità che non ricordo da tanti anni a questa parte. Quindi vorrei tranquillizzare imprese e famiglie: il supporto delle banche non mancherà».