«Dottore, lasci stare sono il signor Nessuno Sono un sopravvissuto»
Pubblichiamo di seguito il prologo del romanzo «Il figlio del Migliore» di Giovanni De Plato, in uscita oggi per le edizioni Pendragon. Sulla copertina del libro l’opera «Funerali di Togliatti» (1972) di Renato Guttuso.
— Dottore, lasci stare, sono il signor Nessuno, la mia storia non è degna di essere raccontata.
— Per me la vita di ogni paziente è importante.
— La smetta di tormentarmi.
— Vorrei completare la sua cartella clinica.
— Lei è un dottore o un investigatore? — Sono uno psicologo che cerca di ricostruire la sua storia.
— Da decenni sono ricoverato qui, il primario lo sa.
— Sono nuovo di questo reparto.
— Lei è giovane e la mia è una storia vecchia, una storia di guerre grandi e piccole. Sono un sopravvissuto, un vivo mai esistito. Lasci stare, non aggiunga nulla a quella cartella. La mia è una vicenda chiusa, a cosa serve risvegliarla? Sono nato clandestino e morirò da clandestino. Lei sa cosa vuol dire questa parola, clandestino? Vuol dire vivere nascosto. Io sono stato sempre occultato, reso inesistente. Sepolto vivo. Mi ascolti, lasci stare.
Aldo era un vecchio, ricoverato in una struttura psichiatrica; da giovane aveva amato troppo la bellezza e la fantasia.
Fin da bambino dovette fuggire da spietati persecutori, valicare molti confini, subire continue separazioni, patire lunghi abbandoni, attraversare infinite solitudini. Nella sua vita fu costretto a essere quello che gli altri gli imponevano di essere. Non riuscì mai a essere come avrebbe voluto.
Si sentiva un’allodola braccata dai cani. I suoi genitori amavano la rivoluzione, lui amava la vita. Loro erano forti di ideali, lui era debole in tutto