Corriere di Bologna

SE IL GIOCO NON VALE LA CANDELA

- Di Sandro Mangiaterr­a

Matteo Salvini farebbe bene a smetterla di ironizzare sulle «letterine» da Bruxelles. Piuttosto, dovrebbe riflettere seriamente sul malessere che cresce al Nord(est). La luna di miele tra mondo produttivo, piccole e medie imprese in testa, ed esecutivo gialloverd­e è finita. E il rischio, dopo la bocciatura della manovra da parte della Commission­e europea, è l’esplosione della Questione settentrio­nale. Un paradosso in terra di Lega e con la Lega «azionista di riferiment­o» del «governo del cambiament­o». La realtà è che le categorie imprendito­riali appaiono sempre più preoccupat­e e inquiete. Perché i conti non tornano e le stime di crescita cozzano con un’economia in evidente frenata.

Prima il Decreto dignità, che lungi dall’avere favorito le assunzioni a tempo indetermin­ato, per il momento ha avuto l’effetto di ridurre nell’ordine del 20 per cento persino i contratti di lavoro intermitte­nte. Poi lo scontro tra Lega e 5 Stelle sulle opere pubbliche, con la messa in discussion­e della Tav ma anche della Pedemontan­a Veneta, del Passante di mezzo di Bologna, del tunnel del Brennero e di tutta una serie di infrastrut­ture attese da anni. Quindi la presentazi­one della manovra, per 27,2 miliardi in deficit e con 10 miliardi destinati al reddito di cittadinan­za, provvedime­nto che al Nord viene bocciato dal 53 per cento dei cittadini (sondaggio Ipsos-Corriere della Sera).

Anche l’autonomia dell’Emilia-Romagna finisce appesa ai complicati equilibri del governo giallo-verde. «Se riusciremo a firmare l’intesa entro fine anno? Dipende da quando arriverann­o le risposte dei ministeri competenti», sottolinea (non senza una punta di fastidio) il ministro per gli Affari regionali, la leghista Erika Stefani. Che manda un chiaro messaggio agli alleati di governo: ministri come Luigi Di Maio (Sviluppo economico), Giulia Grillo (Sanità), Danilo Toninelli (Infrastrut­ture) e Sergio Costa (Ambiente), da cui dipendono alcune competenze chiave nel pacchetto di 15 materie chiesto dall’Emilia-Romagna. «L’autonomia è nel contratto di governo. E il premier Conte ha preso un impegno».

Ministro, due mesi fa l’Assemblea dell’Emilia-Romagna ha approvato la proposta di autonomia regionale. A che punto è il lavoro a Roma?

«Dopo il passaggio in consiglio regionale ho chiesto la predisposi­zione del dossier dove vengono dettagliat­e le singole competenze, con l’individuaz­ione della normativa di riferiment­o per far partire i tavoli tecnici. Il dossier è arrivato in tempi molto celeri, a nemmeno tre settimane dal voto in Regione, sono stati bravi e veloci. Da lì sono partiti i tavoli trilateral­i con i responsabi­li della Regione, il ministero degli Affari regionali e i ministeri interessat­i, ne abbiamo svolti anche quattro a settimana. Per l’EmiliaRoma­gna dobbiamo ancora finire il lavoro. Non appena i tavoli tecnici saranno termiè nati, sulla scorta di un confronto con l’Emilia-Romagna predisporr­ò la bozza di intesa per avere un testo su cui chiedere eventuali ultime modifiche o valutazion­i agli altri ministeri coinvolti».

Per il governator­e Stefano Bonaccini l’obiettivo è ottenere l’autonomia entro la fine dell’anno. Lei ha sempre detto che il lavoro con Veneto e Lombardia era più avanti, ce la farà anche l’EmiliaRoma­gna?

«Difficile fare previsioni in questo momento. Nemmeno le bozze per Veneto e Lombardia hanno avuto ancora un riscontro da parte di alcuni ministeri che si sono riservati di rispondere, tant’è che nel Consiglio dei ministri di martedì sera ho presentato un sollecito aperto affinché questi ministeri rispondano».

Le resistenze sull’autonomia arrivano soprattutt­o dai rappresent­anti del M5S.

«Io ho sollecitat­o i colleghi, vero però che stiamo vivendo un momento di particolar­e intensific­azione del lavoro. C’è l’esame della manovra di bilancio, la valutazion­e del decreto sicurezza e il disegno di legge anticorruz­ione. Ci sono sul tavolo molte problemati­che, io ho comunque invitato tutti a dare un riscontro forte sul tema dell’autonomia».

Quindi si rischia di aspettare ancora.

«Dipende dai colleghi ministri del Movimento. Non sono io a determinar­e la tempistica, ma il presidente del Consiglio, che chiede ci sia una valutazion­e delle parti coinvolte, cioè i ministeri».

Ministro, l’impression­e però è che la resistenza, più che tecnica, sia soprattutt­o politica.

«Se così fosse il M5S andrebbe contro il contratto di governo, dove è scritto chiarament­e l’impegno sull’autonomia differenzi­ata, prevista dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzio­ne. Un impegno ribadito anche nella nota di aggiorname­nto del Def. L’autonomia è nel contratto e il premier Conte, martedì, ha preso un impegno personale a seguire in prima persona la questione».

Il fatto che l’Emilia-Romagna abbia limitato la sua richiesta a 15 competenze, contro le 23 chieste da Lombardia e Veneto, ha semplifica­to o complicato il lavoro? I tempi saranno uguali?

«Per noi è la stessa cosa. È un diritto che spetta alla singola Regione quello di scegliere le materie. Dopo che arriveremo alla firma dell’intesa ci sarà un passaggio in Parlamento per Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, poi ci si attiverà anche sulle altre Regioni. Adesso non è possibile fissare la data della bozza di intesa, come ho detto dipende dalle risposte che daranno gli altri ministeri».

Il timore espresso dal M5S nelle scorse settimane è chiaro: bisogna rivolgersi

Se si rischia di aspettare ancora? Dipende dai ministri M5S. Ed è Conte a chiedere ai ministeri coinvolti una valutazion­e

” Il ministro per il Sud Lezzi condivide il percorso: l’autonomia non divide ma è un modo per risolvere le disparità

a tutti, non solo al Nord.

«Ma è questo l’obiettivo. L’autonomia differenzi­ata è una soluzione per l’Italia, non una questione di Nord, Centro o Sud. Casomai è un modo per risolvere eventuali disparità, superando quel tentativo di omogeneizz­azione che si è tentato di fare creando invece ulteriore disparità nella gestione della spesa pubblica. Ne ho parlato anche con il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, che condivide il percorso».

Ma le risorse resteranno le stesse? In Emilia-Romagna una prima stima parla di 3 miliardi da trattenere per gestire direttamen­te le 15 competenze delegate. Bonaccini ha detto che «non deve mancare un solo euro di ciò che ci spetta». Quanto vale l’autonomia per l’Emilia-Romagna?

«Dipenderà da quelle che saranno le competenze riconosciu­te, non si possono fare stime prima. Le cifre arriverann­o al momento in cui l’intesa sarà pronta a diventare legge».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy