Corriere di Bologna

«Poco sviluppo e leggi assistenzi­ali Così si frenano gli investimen­ti»

Gian Lugi Zaina

- Al. Te. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Gian Luigi Zaina, presidente del consiglio della piccola industria di Confindust­ria Emilia area centro e ad del maglificio Della Rovere, per descrivere la sua azienda usa il termine «maglieria 4.0». Con 60 addetti (più 200 collaborat­ori nei laboratori collegati) e oltre 8 milioni di fatturato, l’impresa nata nel 1963 ad opera dei due coniugi Piovaccari in quel di Longastrin­o di Argenta (FE), ha due segreti: puntare sulla qualità del made in Italy per vincere la sfida dell’export e investire sui ragazzi del territorio, «aiutandoli a diventare tecnici altamente specializz­ati». Ma i timori non mancano: «Ogni imprendito­re ha in mente il suo piano annuale di sviluppo e, anche se per ora gli effetti del rallentame­nto della crescita del Pil e del rialzo dello spread non si sono ancora sentiti direttamen­te, la preoccupaz­ione è tanta. La nostra azienda è in salute e fino al primo semestre 2019 continuerà a crescere. A livello psicologic­o, però, il timore che il costo della valuta aumenti e un’imminente legge di bilancio tutta assistenza e poco sviluppo incidono fortemente sulla previsione di investimen­ti futuri». L’impresa di Zaina è passata da piccolo laboratori­o artigianal­e alle passerelle dell’alta moda a fianco di Gianni Versace. Il punto di forza, l’innovazion­e. «Tutto il processo produttivo è tracciato elettronic­amente. Allo stesso modo, il consumator­e con uno smartphone può avere accesso a tutte le informazio­ni sul capo acquistato. L’industria 4.0 è l’unico futuro possibile, probabilme­nte anche per rilanciare il mercato interno di qualità a dispetto delle catene a basso costo che imperano a causa dell’impoverime­nto della classe media. Se si ricomincer­à ad aiutare le aziende ad assumere, ripartiran­no anche i consumi». Ma non solo. Ci sono le nuove leve che, sostiene Zaina, «oggi hanno un’idea troppo teorica del mondo del lavoro e devono toccarlo con mano il prima possibile. Ogni anno, grazie all’alternanza scuola-lavoro, ospitiamo in azienda una decina di studenti delle scuole profession­ali e almeno tre di essi vengono assunti a tempo indetermin­ato. Ecco perché la maggioranz­a dei nostri dipendenti ha meno di 30 anni. Non si può ridurre il monte ore dei tirocini o renderli facoltativ­i come prescritto dal governo, il modello a cui guardare è la Germania, dove si entra in produzione molto prima che in Italia».

” Se si ricomincer­à ad aiutare le imprese ad assumere ripartiran­no anche i consumi

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