Gli imprenditori sul filo dello spread Le loro aziende continuano a crescere e a trainare l’economia, ma il futuro li preoccupa, specie ora che l’Ue ha bocciato la manovra
Ascoltano i dubbi degli operai, i timori dei clienti e, in qualche caso, anche qualche battuta dei fornitori. Gli imprenditori dell’Emilia-Romagna, quella locomotiva d’Italia che ha affrontato a testa bassa la crisi iniziata del 2008 e si è rimessa in moto, oggi fanno i conti con un’Italia che convive ormai da tempo con uno spread oltre i 300 punti e un’Europa che ha bocciato la prossima manovra economica del governo gialloverde. Una situazione che non può certo lasciare indifferenti gli imprenditori di una regione che, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, avrà a fine anno un Pil in progresso dell’1,4%dopo aver registrato nelle prima metà dell’anno una crescita del 2,6% della produzione industriale, mentre le esportazioni salivano del 5,9%: dati in contrazione rispetto al 2017, ma comunque ben oltre la media nazionale. Percentuali che non salvano comunque la regione da quel clima di incertezza che si respira in queste settimane. «Siamo inquieti e lo sono anche i nostri dipendenti che si confidano con me», racconta Maurizio Marchesini, presidente di Marchesini Group. «Il timore che il costo della valuta aumenti e un’imminente legge di bilancio tutta assistenza e poco sviluppo incidono fortemente sulla previsione di investimenti futuri», confessa l’amministratore delegato del maglificio Della Rovere, Gian Luigi Zaina. Alla Chimar di Soliera, invece, l’amministratore delegato Marco Arletti ha già registrato «un rallentamento nelle dinamiche di investimenti. Lo vediamo già con i clienti». La speranza, da parte di tutti, è che il vento cambi e il quadro economico si stabilizzi. Ma per il momento i timori restano.