Corriere di Bologna

La Gd si espande Ed è boom di assunzioni

Parla il presidente di Legacoop Lusetti: porteremo a casa gli «ostaggi» dal Kuwait

- A. Testa

«La crisi di Cmc, non è la crisi del sistema cooperativ­o ma del settore costruzion­i». Lo puntualizz­a Mauro Lusetti, presidente nazionale di Legacoop. La lega, intanto, in quanto organo rappresent­ativo delle coop associate sta lavorando con la Farnesina per riportare a casa i due lavoratori della coop ravennate rimasti bloccati a Kuwait City. La loro situazione si è aggravata dopo la richiesta di concordato preventivo da parte dell’azienda. In particolar­e il caso di Andrea Urcioli, il lavoratore di italiano, è seguito con attenzione dal ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi. «a stretto contatto con l’ambasciata in Kuwait», come annuncia lo stesso ministro. Nella situazione del Kuwait sono coinvolte commesse estere, tra quelle non pagate, che hanno contribuit­o al passivo di circa 2 miliardi.

Lusetti, crede che il concordato possa salvare la Cmc?

«Lo deciderà il Tribunale di Ravenna, presso cui la Cmc ha depositato la richiesta. Credo e mi auguro che ci siano i presuppost­i per salvarne almeno una parte. Non ci sono casi di malagestio­ne, la sua è una crisi finanziari­a, derivata anche da ritardi sui pagamenti».

Che altri strumenti si possono mettere in campo?

«È in crisi l’intero settore delle costruzion­i. La cmc, nel ranking delle costruzion­i era al quarto posto, dopo imprese private come Astaldi, Trevi e Condotte, che sono già in crisi, ed è l’unica cooperativ­a».

Quindi, cosa è successo?

«C’è un blocco degli investimen­ti. Manca un rilancio della politica industrial­e del Paese, ostacolata ancora dal nuovo codice degli appalti. Si continua a fare un calcolo di costi/benefici delle grandi opere, intanto le imprese muoiono. A Torino eravamo in 3 mila a chiedere politiche industrial­i e infrastrut­ture».

L’Italia ha davvero bisogno di nuove infrastrut­ture?

«Il nostro Paese ne è proprio carente. Pezzi di territorio non sono collegati o non lo sono in maniera adeguata. Se si esce dall’asse Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli, tutto il resto ha seri problemi nel flusso di merci, persone e servizi. Siamo slegati dal resto dell’Europa. E c’è un serio problema di messa in sicurezza del territorio».

Urge la manutenzio­ne?

«Il Ponte Morandi insegna: è un problema da decine di anni. E mancano strade, ponti, ospedali, edifici pubblici e alte velocità».

E in Emilia Romagna?

«Siamo con il presidente Bonaccini, nel chiedere il Passante si Bologna e l’autostrada che colleghi con la Toscana. L’Emilia Romagna è un traino per l’economia dell’intero Paese, non possiamo indebilire i nodi infrastrut­turali».

Il sistema cooperativ­o può dare delle risposte?

«Noi siamo stati resilienti, perché siamo riusciti anche a far crescere l’occupazion­e. A parte la difficoltà nelle costruzion­i, noi siamo cresciuti nei settori agricolo, sociale e della grande distribuzi­one».

Eppure siete preoccupat­i per il futuro?

«Lo è tutto il mondo imprendito­riale, a causa degli indicatori economici. Il Pil è fermo, l’occupazion­e è in calo, gi investimen­ti pubblici sono bloccati».

Meglio investire all’estero o cercare commesse all’estero?

«Se non si è forti nel proprio Paese, le commesse estere sono un boomerang».

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