Cinquanta associazioni pronte a «disobbedire»
Lettera al Comune delle associazioni
futuro dei Prati di Caprara si annuncia un inverno lungo e battagliero, con possibili azioni di «disobbedienza civile» da parte di chi chiede che quell’area rimanga tutta verde senza ulteriori costruzioni, cemento, traffico, consumo di suolo.
Chiusa un mese fa l’istruttoria pubblica voluta e conquistata a suon di firme (migliaia) da parte del comitato Rigenerazione no Speculazione, si attendono per lunedì prossimo il dibattito e quindi le conclusioni delle forze politiche in Consiglio comunale. Lì si capirà quanto margine ci sarà per il sindaco Virginio Merola e la sua giunta per riconfermare il contestato Poc su quell’area oppure andare incontro alle richieste del comitato, sempre le stesse fin dal primo minuto: Prati est che devono rimanere verde pubblico e trasformati in «bosco urbano» senza ulteriore cementificazione; Prati ovest dedicati a progetti di formazione ed educativi (vista anche la vicinanza con l’Opificio Golinelli); mantenimento a struttura sportiva dell’ex Cierrebi senza la costruzione quindi del previsto supermercato Despar.
L’invito al consiglio comunale e ancor più direttamente all’esecutivo di mettere mano alle previsioni urbanistiche pensate ormai tre anni fa (dei 47 ettari di verde dei Prati, ne rimarrebbero, ripuliti e riorganizzati, giusto 20/22) è sì civile, ma anche molto duro. E soprattutto sostenuto da un pezzo importante dell’associazionismo bolognese, con circa 50 realtà — da Legambiente alla parrocchia di Cristo Re, dall’Anpi a Greepeace e poi ancora Italia Nostra, Labas, L’Altra Babele, Ossigeno, Rete comitati genitori delle scuole, Wwf e un’altra quarantina di sigle — che sottoscrivono la posizione del comitato: «Dichiariamo la nostra ferma determinazione a contrastare con ogni mezzo legittimo, ivi comprese azioni di disobbedienza civile, decisioni che non solo ignorino le istanze emerse (durante l’istruttoria pubblica, ndr) e le evidenze tecniche e scientifiche della fattibilità di una revisione delle previsioni urbanistiche in questa direzione, ma che soprattutto configurino un danno rilevante per la salute e il benessere dei cittadini bolognesi di oggi e delle generazioni future».
Comitato battagliero, dunque, ma ora senza una «casa». Quella del Popolo di via Marzabotto, gestita dall’associazione Venti Pietre, dal 14 dicembre prossimo infatti non ci sarà più. L’immobile è stato venduto dalla vecchia proprietà e quella nuova, un’immobiliare milanese, ne chiede la disponibilità. Venti Pietre sta quindi traslocando ed è alla ricerca di un nuovo spazio. Per ora le riunioni ristrette avverranno in casa dell’uno o dell’altro, mentre le prossime assemblee si svolgeranno in un magazzino di un socio in via Bainsizza. L’associazione però intende trovare un’altra sede, sempre nel quartiere in cui si è radicata. Non è escluso che la nuova proprietà in attesa che inizino i lavori di costruzione di appartamenti e uffici, non riaffidi temporaneamente gli spazi a Venti Pietre, intanto però è stato avviato un dialogo con il presidente di quartiere Lorenzo Cipriani per individuare un altro edificio, abbandonato e probabilmente degradato e mal frequentato (com’era appunto l’ex sede Aci di via Marzabotto, poi affidata dalla precedente proprietà, per rigenerarla e presidiarla, all’associazione Planimetrie Culturali che poi la girò a Venti Pietre): un primo edificio da recuperare, in attesa di utilizzo o destinazione, si troverebbe proprio all’interno dei Prati di Caprara ovest. Ma l’accordo va trovato soprattutto con la proprietà: Invimit.