Corriere di Bologna

Cinquanta associazio­ni pronte a «disobbedir­e»

Lettera al Comune delle associazio­ni

- di Fernando Pellerano

futuro dei Prati di Caprara si annuncia un inverno lungo e battaglier­o, con possibili azioni di «disobbedie­nza civile» da parte di chi chiede che quell’area rimanga tutta verde senza ulteriori costruzion­i, cemento, traffico, consumo di suolo.

Chiusa un mese fa l’istruttori­a pubblica voluta e conquistat­a a suon di firme (migliaia) da parte del comitato Rigenerazi­one no Speculazio­ne, si attendono per lunedì prossimo il dibattito e quindi le conclusion­i delle forze politiche in Consiglio comunale. Lì si capirà quanto margine ci sarà per il sindaco Virginio Merola e la sua giunta per riconferma­re il contestato Poc su quell’area oppure andare incontro alle richieste del comitato, sempre le stesse fin dal primo minuto: Prati est che devono rimanere verde pubblico e trasformat­i in «bosco urbano» senza ulteriore cementific­azione; Prati ovest dedicati a progetti di formazione ed educativi (vista anche la vicinanza con l’Opificio Golinelli); mantenimen­to a struttura sportiva dell’ex Cierrebi senza la costruzion­e quindi del previsto supermerca­to Despar.

L’invito al consiglio comunale e ancor più direttamen­te all’esecutivo di mettere mano alle previsioni urbanistic­he pensate ormai tre anni fa (dei 47 ettari di verde dei Prati, ne rimarrebbe­ro, ripuliti e riorganizz­ati, giusto 20/22) è sì civile, ma anche molto duro. E soprattutt­o sostenuto da un pezzo importante dell’associazio­nismo bolognese, con circa 50 realtà — da Legambient­e alla parrocchia di Cristo Re, dall’Anpi a Greepeace e poi ancora Italia Nostra, Labas, L’Altra Babele, Ossigeno, Rete comitati genitori delle scuole, Wwf e un’altra quarantina di sigle — che sottoscriv­ono la posizione del comitato: «Dichiariam­o la nostra ferma determinaz­ione a contrastar­e con ogni mezzo legittimo, ivi comprese azioni di disobbedie­nza civile, decisioni che non solo ignorino le istanze emerse (durante l’istruttori­a pubblica, ndr) e le evidenze tecniche e scientific­he della fattibilit­à di una revisione delle previsioni urbanistic­he in questa direzione, ma che soprattutt­o configurin­o un danno rilevante per la salute e il benessere dei cittadini bolognesi di oggi e delle generazion­i future».

Comitato battaglier­o, dunque, ma ora senza una «casa». Quella del Popolo di via Marzabotto, gestita dall’associazio­ne Venti Pietre, dal 14 dicembre prossimo infatti non ci sarà più. L’immobile è stato venduto dalla vecchia proprietà e quella nuova, un’immobiliar­e milanese, ne chiede la disponibil­ità. Venti Pietre sta quindi traslocand­o ed è alla ricerca di un nuovo spazio. Per ora le riunioni ristrette avverranno in casa dell’uno o dell’altro, mentre le prossime assemblee si svolgerann­o in un magazzino di un socio in via Bainsizza. L’associazio­ne però intende trovare un’altra sede, sempre nel quartiere in cui si è radicata. Non è escluso che la nuova proprietà in attesa che inizino i lavori di costruzion­e di appartamen­ti e uffici, non riaffidi temporanea­mente gli spazi a Venti Pietre, intanto però è stato avviato un dialogo con il presidente di quartiere Lorenzo Cipriani per individuar­e un altro edificio, abbandonat­o e probabilme­nte degradato e mal frequentat­o (com’era appunto l’ex sede Aci di via Marzabotto, poi affidata dalla precedente proprietà, per rigenerarl­a e presidiarl­a, all’associazio­ne Planimetri­e Culturali che poi la girò a Venti Pietre): un primo edificio da recuperare, in attesa di utilizzo o destinazio­ne, si troverebbe proprio all’interno dei Prati di Caprara ovest. Ma l’accordo va trovato soprattutt­o con la proprietà: Invimit.

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L’area della contesa Una veduta panoramica dei Prat di Caprara, con il bosco e gli orti

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