Classica e pop insieme
Il pianista, re del crossover, domani al Celebrazioni
Peter Bence è uscito da un’infanzia da enfant prodige per entrare a piedi uniti nel mondo dei ragazzi da record senza soluzione di continuità. L’affermazione può sembrare paradossale, ma non più di tanto scorrendo la sua biografia.
Domani il giovane pianistacompositore ungherese, classe 1991, acclarato nuovo fenomeno del crossover tra classica e pop, è atteso al Teatro Celebrazioni di via Saragozza e il suo si preannuncia un concerto da Guinness World Records (ore 21, biglietti online sui circuiti Ticketone e nelle rivendite abituali, info 051/4399123).
Non solo per essere stato dal 2012 e il 2017 il «Most Piano Key Hits in One Minute» per aver riprodotto, appunto, in un solo minuto con il suo piano il maggior numero di suoni prodotti, 765 (battuto poi da Domingos-Antonio Gomes con 824 suoni), ma perché i numeri da campione Peter li possiede fin da piccolissimo.
Per dire, a due anni comincia a suonare — chiamarlo precoce è un eufemismo — e a sette non solo viene ammesso alla prestigiosa Accademia Franz Liszt, ma, ispirato da Mozart e Chopin, firma la sua prima composizione.
Quanto al debutto di un vero «solo» di piano, la composizione ad hoc avviene quando Peter ha 11 anni. Da lì, è un riconoscimento via l’altro. Pubblica due album, «Green Music» (2004) e «Nightfall» (2008), e soprattutto sente il momento della svolta. Che si chiama pop.
Avviene nel 2015. Ispirato questa volta da John Williams, nome enorme tra i compositori di colonne sonore, Peter si trasferisce a Boston, studia composizione cinematografica al Berlkee College oh Music, cioè il meglio per la musica contemporanea a livello universitario, e da tre anni pubblica video che lo fanno conoscere in tutto il mondo. D’accordo, i titoli, pescando negli evergreen come tra i tormentoni, sono da acchiappa consensi, tra un Bad di Michael Jackson (il primo in assoluto ad essere pubblicato) e un Cheap Thrills di Sia, per passare alle varie Don’t stop me now dei Queen, Cry me a river
di Justin Timberlake, la beatlesiana Here Comes The Sun,
fino al successone dell’estate scorsa di Luis Fonsi, Despacito. Ma va detto che l’avere abbattuto a colpi di hit le barriere tra generi musicali ha avvicinato giovani musicisti e amanti della musica di ogni parte del mondo.
È questo, in fondo, il suo più autentico punto di forza. Quanto all’idea in sé, ha fruttato al giovane pianista, che nel frattempo è diventato anche produttore, oltre 250 milioni di visualizzazioni tra Facebook e You Tube. Dal social ai grandi concerti il passo è stato brevissimo.
Soltanto nel 2018 il suo tour è stato in 20 Paesi di 4 continenti, e si è esibito ai BBC’s Proms a Hyde Park a Londra davanti a 50 mila spettatori. E ora, Bologna. In Italia giusto un anno fa si è fatto apprezzare al Teatro del Verme di Milano e al Rossetti di Trieste.
Stavolta, in clima natalizio, il suo eccellente virtuosismo incanterà il pubblico del Celebrazioni anche con pezzi mirati. Senza prescindere dalla rilettura per solo piano di Silent Night.