Architetti, comitati, Ance Idee e interessi a confronto
L’architetto Marzot
Architetto Nicola Marzot, docente all’Università di Ferrara e di Delft in Olanda, che via percorrerebbe per i Prati di Caprara?
«Un campus delle Eccellenze. Né città né campagna, ma un connettivo verde che secondo la logica anglosassone mette in rapporto strutture e padiglioni».
Università, Opificio Golinelli, Comune, Invimit, sono tanti gli attori che gravitano attorno a quell’area.
«C’è una sinergia molto forte guidata dall’Ateneo con la Fondazione Golinelli per garantire il trasferimento tecnologico dall’Università al mondo delle imprese. Opus 2065 è un’importante opportunità di sviluppo e di relazioni pubblico privato. Quella è la strada da perseguire».
Insieme a una politica degli alloggi?
«Il mercato è cambiato, l’eventuale fuga di studenti è da scongiurare, occorre intervenire: serve una cittadella dell’accoglienza. Tutti i portatori d’interesse verrebbero coinvolti, in primis Invimit perché ha un fondo per valorizzare istruzione e investimenti su strutture universitarie e per la formazione. Apportando i propri terreni in quel fondo, Invimit potrebbe essere il socio finanziatore, e poi il gestore. L’Università ha i talenti e la necessità di trasferire la tecnologia, l’Opificio è il privato che ha già avviato questo percorso e può espandersi, le imprese private potranno lavorare costruendo le opere, i cittadini godere di un parco aperto e permeabile. Serve una regia unitaria a livello di masterplan e le realizzazioni aperte ai concorsi».
” Per i Prati di Caprara io non vedo né città né campagna, ma un connettivo verde che secondo la logica anglosassone metta in rapporto le strutture ei padiglioni
” L’eventuale fuga di studenti è da scongiurare Occorre intervenire: serve una cittadella della accoglienza Tutti i portatori d’interesse verrebbero coinvolti