Dall’asilo al lampione, quanto paghiamo i servizi
Lo scorso 20 dicembre è stato approvato il bilancio di previsione 2019-2021 del Comune di Bologna. La manovra, che a causa di quella del governo avrà bisogno di un ritocco da 3,3 milioni, vale circa 700 milioni tra investimenti e servizi per i cittadini. Numeri che difficilmente, da soli, chiariscono la strada imboccata da un’amministrazione pubblica. Uno strumento che facilita la comprensione di un bilancio comunale è quello della contabilità analitica. Non è obbligatoria, ma a Bologna c’è. Ed è un’interessante lettura. Le tabelle evidenziano il costo dei servizi, quindi il processo di allocazione delle risorse, oltre agli indirizzi di programmazione strategica e operativa dell’amministrazione. Dietro i numeri di un bilancio c’è un’idea di città.
Attraverso i risultati del consuntivo di contabilità analitica è possibile scoprire quanto costano i servizi di cui quotidianamente usufruiamo, quindi comprendere l’investimento sui diversi ambiti di intervento, ossia il peso specifico nell’idea di città che ha un determinato settore, come quello della cultura o del sociale, per fare due esempi in cima alla classifica delle priorità di Palazzo d’Accursio oggi.
Il welfare è al quarto posto, nella classifica degli interventi di spesa. L’ultima contabilità analitica presentata ci dice che i costi per interventi in campo socio-assistenziale stanno crescendo e nell’ultimo bilancio ammontavano a 67.290.677 euro con un aumento del 19,4% rispetto a quello dell’anno precedente. La spesa maggiore interessa gli interventi per territorio, ambiente, verde e patrimonio pubblico (140.103.374 euro), ma spicca anche quella per gli interventi in campo educativo-scolastico (107.459.253 euro) e in campo culturale (35.442.748 euro).
Entrando dentro a questi numeri, e scorporandoli, si va incontro a diverse sorprese. Quando si parla di asili nido, antico vanto di una Bologna che sembra non esserci più nei racconti dei suoi residenti, forse non si sa che per un posto al nido la collettività paga di 11.014 euro. Alla città i nidi d’infanzia costano all’anno circa 36 milioni di euro (36.623.063 euro, per la precisione, nel 2017) di cui il 75% per le spese del personale. E la copertura a carico delle famiglie si ferma al 13,5%. A saldare il conto sono tutti coloro che pagano le tasse, a prescindere dal fatto che un figlio ce l’abbiano o meno. È la comunità che dà una mano ai genitori. In tema scuola, si registra una copertura sostanziosa giusto nella refezione: arriva all’80,3%, il resto lo versano i concittadini. Lo stesso avviene per i servizi educativi dedicati alla disabilità: quasi 12 milioni di euro per 1.330 alunni, che significa 9.012 euro di costo medio per alunno.
Per comprendere l’investimento che si fa nella cultura, si possono prendere a esempio libri e musei. Quanto costa al Comune, quindi alla sua cittadinanza, un libro preso in prestito da una delle biblioteche di quartiere o dalla Salaborsa? 8 euro. Se vi sembra tanto, pensate che il costo delle biblioteche in questione è di 7.183.725 euro. Non è l’acquisto dei volumi a incidere particolarmente sul conto finale ma il costo del personale (60%, qui). E nel calcolo non è inserita la biblioteca dell’Archiginnasio che farebbe salire ulteriormente il conto, visto che impiega molto personale e ha costi particolarmente elevati. Dietro al costo di un libro preso in prestito ovviamente non c’è solo una lettura più o meno appassionante, quanto un servizio alla persona: un presidio sul territorio, uno spazio sempre aperto, accoglienza e competenze, oltre a contenuti da leggere. I musei costano relativamente meno (6.114.130euro). E anche il personale incide meno nel conto (44%). Per un ingresso al museo Archeologico la comunità paga 7 euro, 11 euro per uno al MamBo, 12 al museo del Patrimonio industriale. Il senso però è lo stesso: quegli euro non coprono solo il prezzo dell’opera, ma il lavoro di manutenzione della nostra storia e della nostra arte.
Bologna, stando ai dati diffusi da Legambiente, è al decimo posto nella classifica delle città più verdi d’Italia. Madre natura sarà stata anche benevola, ma la manutenzione del verde pubblico ha un prezzo: 4.117.028 euro (69% per l’acquisto di servizi), che significa 0,42 euro per metro quadro. Investirvi, significa tenerci. Quando ci si lamenta per l’agibilità di certe strade, si sappia che la manutenzione di tutti gli 850,7 chilometri di rete stradale non è regalata. Costa. E pure tanto: 4.694.902 euro all’anno (rimozione neve compresa) che significa 5.519 euro per chilometro. Anche illuminare la città ha un prezzo: 190 euro per punto luce.
Per una città sicura, verde, colta e accogliente servono investimenti. Ecco perché sapere dove finiscono i nostri risparmi oggi diventa importante per capire se quella che si sta delineando è la Bologna che vorremmo per il futuro.