Corriere di Bologna

«Cultura, famiglia e giovani i nostri asset per il futuro Sgravi a chi rigenera spazi»

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Assessore Davide Conte, come si traducono i numeri del bilancio nel racconto della città?

«Bologna ha la dimensione di una città normale ma sempre più le dinamiche di una metropoli. Il flusso delle migrazioni, quello dei turisti e quello degli studenti, la dinamica delle imprese, quella del mercato della cultura e del sociale sono propri di città moderne, grandi. Bologna è una metropoli tascabile, con una straordina­ria capacità di affrontare la contempora­neità: lo è sempre stata nella sua storia e può esserlo ancora. Il bilancio lo dimostra: stiamo investendo in modo significat­ivo su asset strategici: cultura, famiglia, giovani».

L’opposizion­e non ha lesinato critiche, in sede di approvazio­ne del bilancio di previsione.

«La polemica in questi giorni in Consiglio era molto elettorale, chi puntava alle elezioni comunali chi alle regionali. Nessuno ha guardato, se non Amelia (Frascaroli, ndr), che con questa manovra

” Dietro ai numeri del bilancio ci sono le persone e i servizi che assicuriam­o E c’è anche la forma che diamo alla città e che stiamo costruendo per il futuro, soprattutt­o quando parliamo di cultura

Le nuove generazion­i non avranno più il nostro debito: noi a Bologna lo estinguiam­o, mentre lo Stato lo accende

stiamo allocando oltre 2 miliardi in 3 anni, quasi un miliardo in un anno».

Sarebbe a dire?

«Dietro questi miliardi ci sono i servizi e le persone: quello che facciamo per le persone quando parliamo di sociale, la forma che diamo alla città quando parliamo di urbanistic­a e di lavori pubblici e, soprattutt­o quando parliamo di cultura, l’idea che stiamo costruendo di città del futuro. I ragionamen­ti della contabilit­à analitica ci dicono quanto costa ogni singolo nostro servizio, cioè non quanto costano le bibliotech­e ma quanto costa un libro, non quanto costano i musei ma per noi quanto vale una persona che entra dentro a un museo e su cui noi investiamo. Non solamente gli asili nido come dinamica pedagogica, ma quanto noi diamo alle famiglie perché quei posti non costano quei 100, 300, 500 euro al mese, ma alla comunità molto di più e ci stiamo tutti investendo, non solo le famiglie interessat­e».

In che modo si investirà sulla cultura?

«Bologna deve guardare sempre più alla cultura non solo come consumo ma anche come produzione, che è la grande priorità in questo momento. Cultura non è solo conservazi­one ma anche aggregazio­ne. Gli eventi però da soli non bastano, servono spazi adeguati. E già per il 2019 abbiamo idee forti. C’è, ad esempio, il tema di grandi spazi da rigenerare in cui la politica fiscale può aiutare: invece di essere un limite può trasformar­si in una leva. Immaginate­vi grandi comparti abbandonat­i da centinaia-migliaia di metri quadri: hanno una Tari che costa 100 mila euro all’anno e ammazzereb­be qualsiasi business plan. Su progettual­ità che sposano la creatività, come Comune, possiamo decidere di dare una mano esentandol­e. Quando hai potenziato l’industria della seta, hai potenziato una serie di leve fiscali a favore di chi veniva a lavorare.È quello a cui stiamo pensando. Avendo un bilancio buono possiamo permetterc­elo».

Dal punto di vista sociale, invece, qual è il piano?

«La nostra attenzione si concentra su giovani e famiglie. Questo non vuol dire che gli anziani li trascuriam­o, ma la vera emergenza sociale in questo momento è l’impoverime­nto dei giovani e le criticità delle giovani coppie. Ecco perché il tema dell’asilo nido diventa strategico. Investiamo sui nidi non solo perché crediamo nell’educazione e nelle pari opportunit­à ma perché crediamo nella famiglia. Idem per la refezione scolastica». I costi sembrano alti.

«Abbiamo però ridotto il debito, che era di circa 700 euro pro capite nel 2011 e che sarà di circa 130 euro nel 2021. Milano, per dire, ha una rata del muto che è pari al debito che noi avevamo nel 2011. Estinguere il debito, obiettivo che potremmo centrare nel prossimo mandato, significa avere più risorse in movimento quindi più servizi. Ridurre il debito significa anche scommetter­e sui giovani. Ci permette di dire alle generazion­i future: non avrete più il nostro debito, perché non lo accenderem­o più. Lo Stato lo sta accendendo, mentre noi, a Bologna, lo estinguiam­o».

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