Aleotti: «Ingegneri e periti? Sono pochi Penalizzate le Pmi»
Lavoratori cercansi. Ma non si trovano. E in questa ricerca sono le aziende più piccole a faticare di più. I neo laureati e i professionisti più gettonati, insomma, le piccole le snobbano un po’. «È una questione di numeri, non esistono sul mercato profili idonei sufficienti», va al dunque Mauro Aleotti, a capo della EOStech di Bologna e presidente Unione Produzione di Cna.
Aleotti, è un problema anche di EOStech?
«Sì, proprio in questi giorni stiamo cercando ingegneri elettronici e informatici, anche solo con un anno di esperienza, non tanto altamente specializzati, eppure...Finora abbiamo fatto due colloqui».
Da quanto tempo?
«Stiamo cercando da seiotto mesi».
Su quali canali?
«Annunci sul portale dell’Alma Mater, siti web di domanda e offerta di lavoro, società di ricerca personale».
La vostra è una micro azienda?
«Siamo sotto i dieci dipendenti. Due se ne sono andati. Venivano da fuori regione, dal sud. Spesso vengono da fuori regione, come da Napoli o da Cosenza, dove ci sono buone università. Così come l’Università di Bologna è ottima, lo sono anche le scuole superiori e gli istituti tecnici professionali. In altre zone di Italia il lavoro scarseggia, invece qui e in Emilia-Romagna, almeno nell’ambito che mi compete, credo che ce ne sia per tutti».
Forse non soddisfa il contratto che offrite?
«Noi facciamo progettazione di apparecchiature elettroniche per conto terzi. Anche per la grande industria. Offriamo contratti a tempo indeterminato, rispettando il contratto del commercio. Come stipendio, l’enter level va dai 24 ai 26 mila euro. Siamo nella media».
Dice che anche molte altre imprese riscontrano le stesse difficoltà?
«Quelle che rappresento io in Cna sì. Sono soprattutto aziende metalmeccaniche e meccatroniche, e sono questi i settori che hanno sempre bisogno di nuovi addetti: non parlo solo di ingegneri, ma anche di periti, tecnici, informatici. Evidentemente ne vengono formati meno di quelli che il territorio riesce ad assorbire».
Capitano candidati che rifiutano buone offerte?
«Quello capita in tutti i mestieri. Noi, per esempio, a causa della nostra dimensione, non riusciamo a mettere una persona con 3-4 anni di esperienza in una posizione di direttore tecnico. Ad ogni modo anche i neolaureati preferiscono le aziende più grosse, i nomi importanti. Ma non sempre fanno la scelta giusta».
Cioe?
«In contesti più ampi si rischia di compiere sempre la stessa mansione, più ripetitiva. Con i piccoli hai più spazio, puoi essere più creativo. Da noi, chi vuole fare il progettista lo fa davvero. Lo dico anche ai professori universitari».
Suggerisce loro di «sponsorizzare» la microimpresa ai loro studenti?
«In un certo senso sì: di fare capire ai ragazzi tutte le opportunità che questa regione offre, con tante aziende metalmeccaniche che continuano a produrre. Con Cna, Alma Mater, scuole ed enti di formazione lavoriamo a progetti per fare incontrare la domanda e l’offerta».
Non basta?
«Sono iniziative che vanno potenziate, poi è ovvio che una parte di formazione si fa sempre in azienda. I corsi Ecipar, sempre per le figure che dicevo prima, collocano sempre quasi tutti. Anche i 45-50 enni espulsi dal mondo del lavoro»