Ateneo-imprese, la grande alleanza
Assegni di ricerca, dottorati e tirocini: i patti hanno avuto un impulso con il rettorato di Ubertini Dall’Eni alla Lamborghini, sono 25 gli accordi stretti per un valore di oltre 5 milioni
Tra l’Alma Mater e le imprese l’abbraccio sta diventando sempre più stretto. Tanto da aver dato vita un’area ad hoc con personale dedicato a questa attività.
E i risultati non si sono fatti attendere: 25 accordi quadro dal 2016 ad oggi, per un valore complessivo di oltre 5,2 milioni di euro. E altri 10 in fase di negoziazione.
Tra l’Alma Mater e le imprese l’abbraccio sta diventando sempre più stretto. È decisamente questa la cifra del rettorato di Francesco Umbertini che all’intensificazione dei rapporti tra le aule, i laboratori di ricerca e le aziende del territorio ha dedicato fin dall’inizio molta energia. Tanto da aver istituito un’area ad hoc con personale dedicato a questa attività. E i risultati non si sono fatti attendere: 25 accordi quadro dal 2016 ad oggi, per un valore complessivo di oltre 5,2 milioni di euro. E altri 10 in fase di negoziazione. E con una chiara escalation di quelli firmati Ubertini: due nel 2016, cinque nel 2017 e otto nel 2018. Multinazionali e grandi imprese nazionali. Solo per citare le ultime: Philip Morris, Lamborghini, GD, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Fev, Hpe Coxa, Datalogic, Sacmi.
«Con il rettore è stata messa a punto una strategia precisa — spiega Rosa Grimaldi, delegata ai Rapporti con le imprese e l’imprenditorialità —, battezziamo le imprese, le contattiamo personalmente e mettiamo a punto accordi di lunga durata, cinque o sei anni. Non sono più intese con il singolo dipartimento, tutti sono coinvolti. Prima le aziende ci chiedevano ingegneri, adesso siamo noi a proporre loro anche attività di formazione, tipo summer school, per i loro dipendenti. Vogliamo sviluppare al meglio le potenzialità di collaborazione rendendo il rapporto strutturato e stabile nel tempo». Laboratori congiunti, in azienda o in Ateneo. Compartecipazione a progetti di ricerca nazionali od europei. Dottorati e assegni di ricerca, tutoraggi e tirocini. Il ventaglio di attività comuni è ampio.
Per capire a cosa tende l’Ateneo bisogna partire dall’accordo quadro con Eni che rappresenta «l’esempio virtuoso di collaborazione a 360 gradi», spiega Silvia Vecchi, responsabile del settore Rapporti con le imprese in Unibo. Firmato nel 2017 a margine del G7 Ambiente, ha dato vita a sette workshop, undici contratti di ricerca avviati in otto diversi dipartimenti dell’Alma Mater, con il coinvolgimento di circa 15 gruppi di ricerca. A Port Said in Egitto, nell’area dove Eni è presente con Zohr, il più grande giacimento di gas nel mar Mediterraneo, è stato avviato un programma di acquacoltura che aumenterà le competenze tecnologiche dei produttori locali. Altri ricercatori lavorano invece a particolari pannelli trasparenti contenenti coloranti fluorescenti in grado di assorbire luce solare e convertirla in elettricità: una prima applicazione potrebbe portare a finestre intelligenti che consentono un notevole risparmio energetico.
È stato recentemente rilanciato anche il legame con la Sacmi di Imola che ha prodotto lo sviluppo di progetti di ricerca su commissione, l’attivazione di corsi di laurea o master come i percorsi in Ingegneria meccatronica a Bologna e Applied Data Science a Cesena e un potenziamento di percorsi di dottorato e tesi in azienda, senza contare il laboratorio congiunto di ricerca ospitato nei locali dell’azienda. Quello dei laboratori congiunti è un aspetto nevralgico di questi accordi. «È uno strumento di collaborazione la cui importanza e diffusione va crescendo — spiega Vecchi —, ha diversi vantaggi come la co-presenza di personale universitario e dell’azienda che facilita lo scambio e il trasferimento di competenze, le collaborazioni continuative e di lungo termine, la condivisione di strumentazione. Con ST Microelectronics e con Fev i laboratori sono in Ateneo,
Stipulato nel 2017, ha dato vita a 11 contratti di ricerca con 8 dipartimenti diversi
con Sacmi invece in azienda».
Molto interessante è anche la Scuola di alta formazione realizzata con Alstom e Ferrovie dello Stato. Si tratta di un percorso di quattro settimane, co-progettato con le aziende, in cui i docenti provengono per metà dall’Ateneo e per metà dalle aziende, con visite alle sedi aziendali e con la finalità fondamentalmente del reclutamento. Lo scopo infatti è da un lato fornire ai laureandi o neo-laureati competenze che ne facilitino l’inserimento, facendo loro conoscere l’azienda e il tipo di attività che svolgerebbero, e dall’altro consentire all’azienda di conoscere e pre-selezionare i futuri dipendenti. Ciò che le aziende faticano a trovare sul mercato del lavoro lo vanno così a scovare (e formare) all’Università.