Piazze e congresso Il Pd prova a uscire dal suo letargo
Calvano boccia Zingaretti sulle Europee. Amministrative, i sindaci al via
Il Pd torna in piazza con i banchetti per spiegare tutto quello che non va nella manovra del governo Lega-Cinque Stelle.
Una mobilitazione, non certo di massa, con cui il partito tenta di uscire dal cono d’ombra in cui parte essere precipitato. Intanto è quasi pronta la griglia dei candidati sindaci dem in vista della prossima tornata amministrativa.
Con la chiamata agli iscritti, tra ieri e oggi, dei primi grandi circoli cittadini, entra nel clou anche sotto le Torri il congresso nazionale.
Nelle stesse ore il Pd decide di scendere in piazza con banchetti pure in provincia contro la manovra economica del governo gialloverde. Ma le principali attenzioni dei dirigenti bolognesi riguardano la prossima scadenza elettorale, le elezioni Amministrative di maggio dove il Pd soprattutto in Emilia-Romagna si gioca (nonché rischia) tantissimo.
Il segretario provinciale Luigi Tosiani assicura che entro la fine del mese il quadro dei candidati sarà chiaro. Alcune caselle in realtà sono già definite da tempo. Si ricandideranno alla ricerca di un secondo mandato Isabella Conti a San Lazzaro di Savena, Massimo Bosso a Casalecchio di Reno, Daniele Ruscigno a Valsamoggia, Belinda Gottardi a Castel Maggiore, Luca Lelli a Ozzano dell’Emilia, Claudia Muzic ad Argelato, Giampiero Veronesi ad Anzola dell’Emilia, Dario Mantovani a Molinella, Erika Ferranti a Bentivoglio, Pierdante Spadoni a Monterenzio e Maurizio Fabbri a Castiglione dei Pepoli.
A Calderara di Reno dopo due mandati finirà la stagione di Irene Priolo (anche assessore alla Mobilità a Bologna) che nel frattempo ha dato il via libera alla candidatura del suo attuale vice, Giampiero Falzone; mentre probabilmente saranno le primarie tra l’assessore uscente Davide Dall’Omo e Matteo Badiali dei Verdi a decretare il candidato sindaco di Zola Predosa, dopo i dieci anni di amministrazione di Stefano Fiorini.
Insomma, sembra un puzzle quasi del tutto formato e in parte è anche vero, ma c’è da risolvere una doppia grana, frutto delle passate fusioni di Comuni uscite bocciate dal referendum, ossia chi sarà il candidato a Castenaso e a Granarolo, dato che i sindaci Stefano Sermenghi (che intanto ha anche lasciato il Pd) e Daniela Lo Conte hanno già svolto due mandati.
Da chiudere pure le griglie di partenza in alcuni Comuni della montagna come Marzabotto (l’uscente Dante Franchi è al secondo mandato), Lizzano in Belvedere (il sindaco Elena Torri di +Europa non ha ancora sciolto le riserve riguarda a una sua ricandidatura) e Monteveglio. Il Pd sta lavorando in tutti i Comuni a «coalizioni ampie di centrosinistra, aperte ai cittadini, con un profilo civico ma senza rinunciare alla nostra identità»,
” Il segretario Tosiani Nei Comuni coalizioni con profilo civico, ma senza rinunciare alla nostra identità
annuncia Tosiani, e in quelli sopra i 15 mila abitanti «ci sarà» il simbolo del Pd. Proprio su questo aspetto è in corso una discussione a livello nazionale, avviata dal candidato a segretario Nicola Zingaretti: la proposta sarebbe presentarsi alle elezioni europee senza il simbolo Pd, idea che a dire il vero non sta sfondando in Emilia-Romagna. «Abbiamo commesso errori? Sì. Dobbiamo aver paura di ridare forza a quel simbolo? No. Occorre ridargli credibilità prima ancora di cambiarlo», sostiene il segretario regionale Paolo Calvano, che appoggia la candidatura di Maurizio Martina.
Ieri mattina in via Rizzoli c’era tutto lo stato maggiore del partito bolognese a volantinare contro la manovra del governo che «produce danni per i cittadini, lascia spazio ai condoni, non aiuta famiglie e imprese», ha attaccato Tosiani. Per il deputato Andrea De Maria «la manovra sta aprendo rischi gravissimi per gli italiani in particolare per i ceti sociali più deboli», mentre secondo il collega di Montecitorio Luca Rizzo Nervo in questa finanziaria «si dimentica del lavoro, degli investimenti e della riduzione delle tasse che invece aumentano». Tanto che l’assessore comunale al Lavoro Marco Lombardo è convinto che gli italiani stiano cambiando parere nei confronti del governo. «Sta crescendo un clima di protesta e indignazione», sostiene l’assessore di Palazzo d’Accursio.