I CATTOLICI E LA POSTA IN GIOCO
Per analizzare le parole di Don Nicolini («Serve un partito o un movimento dei cattolici») vale la pena di utilizzare la metafora del dito e della luna. A guardare il dito si potrebbe pensare che non c’è e non ci sarà mai lo spazio per un partito dei cattolici e ritenere che il pensiero del prete di strada che fu allievo di Dossetti è qualcosa a metà strada tra una provocazione e un’utopia. Può essere vero anche se, come spiega al nostro giornale l’economista Stefano Zamagni, il progetto di una rete dei cattolici impegnati in politica è invece in corso di realizzazione sia a Bologna che nel resto del Paese a partire dalle scuole di formazione delle diocesi. Nei prossimi mesi daremo conto di questo processo ma in questo momento il tema di un partito dei cattolici è suggestivo per altre ragioni che potremmo definire sistemiche. Se proviamo a sforzarci di guardare la luna infatti, la reazione del mondo cattolico ci dice alcune cose importanti. Primo: la Chiesa si muove sempre nei momenti di crisi e di difficoltà e forse siamo entrati in uno di questi periodi. Qualche giorno fa lo studioso Manlio Graziano parlava su La Lettura di «Nuovo diciannovismo», evidenziando analogie tra il burrascoso 1919 e la realtà di oggi per quello che sta succedendo nel Paese e in Europa. Ci sono delle differenze per carità perché come ricorda Graziano allora «si veniva da una guerra e dai suoi disastri reali, mentre oggi siamo reduci «da una crisi, quella iniziata nel 2008, di cui si temono disastri potenziali»
Lo studioso osserva però che, oggi come nel 1919, ci sono «agitazione confusa, parole d’ordine perentorie e inconsistenti, disprezzo per la democrazia liberale e ricerca febbrile di un capro espiatorio» e ricorda che se anche la storia non si ripete, a volte fa rima con se stessa. E per restare in tema di analogie storiche è una curiosa coincidenza che proprio tra qualche giorno ricorreranno i cento anni dall’appello ai liberi e forti ispirato da Don Luigi Sturzo, base fondante del Partito popolare italiano. Se in questo momento c’è chi si muove (tanto) per non restare fermo, senza sapere dove andare, la Chiesa sa invece benissimo dove andare, solo che non sa con chi andarci. Le Acli, la rete della Caritas, le parrocchie e una parte dei fedeli si muovono in una direzione valoriale opposta alle politiche del governo soprattutto sul tema dell’accoglienza, ma anche sulle politiche per gli ultimi e i più deboli e hanno idee diverse sul mondo del volontariato. Secondo: il mondo cattolico in ebollizione è il sintomo evidente che oggi non c’è nell’offerta politica attuale una «Cosa» che possa dare rappresentanza a questo sentimento che nasce dal basso e che viene ben rappresentato da giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana. Ed è per questo che i cattolici hanno fatto proprie le parole di Giorgio La Pira che metteva in guardia dal dire che la politica è una cosa brutta perché è invece «un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita» e hanno alzato la voce. Terzo: con la nascita della Seconda Repubblica la diaspora dei cattolici un tempo uniti nella Democrazia Cristiana era poi stata organizzata su due sponde, o il centrodestra o il centrosinistra. Ora la scomposizione del quadro politico ha rimesso tutto in discussione ed è per questo che alcuni di loro si sono rimessi in cammino e i cattolici di sinistra e quelli più vicino al centrodestra o a posizioni liberali si ritrovano ad avere più cose in comune che elementi di separazione. Ma la mobilitazione dei cattolici pone un grande interrogativo anche a quel che resta del Pd. Il Partito democratico ha rappresentato per qualche tempo il tentativo storico di unire le famiglie riformiste dei socialisti e dei cattolici: oggi l’area socialista è ferma e immobile, sfiancata dalla battaglia interna per rappresentare la vera sinistra senza macchia; e i cattolici hanno deciso di agire per proprio conto. Il Pd e Forza Italia hanno a lungo rappresentato, ognuno per la propria parte, anche gli interessi del mondo produttivo e ora non riescono più nemmeno a fare questo, tanto che anche il mondo dell’impresa e delle professioni si sta muovendo con la mobilitazione delle piazze di Torino e del partito del Pil. Per tutte queste ragioni, in questo momento la vera domanda non è come sarà il futuro partito dei cattolici, ma un’altra, molto più semplice: quali conseguenze darà al sistema della rappresentanza del vecchio sistema politico la scossa che viene dal mondo cattolico?