Corriere di Bologna

I CATTOLICI E LA POSTA IN GIOCO

- Di Olivio Romanini

Per analizzare le parole di Don Nicolini («Serve un partito o un movimento dei cattolici») vale la pena di utilizzare la metafora del dito e della luna. A guardare il dito si potrebbe pensare che non c’è e non ci sarà mai lo spazio per un partito dei cattolici e ritenere che il pensiero del prete di strada che fu allievo di Dossetti è qualcosa a metà strada tra una provocazio­ne e un’utopia. Può essere vero anche se, come spiega al nostro giornale l’economista Stefano Zamagni, il progetto di una rete dei cattolici impegnati in politica è invece in corso di realizzazi­one sia a Bologna che nel resto del Paese a partire dalle scuole di formazione delle diocesi. Nei prossimi mesi daremo conto di questo processo ma in questo momento il tema di un partito dei cattolici è suggestivo per altre ragioni che potremmo definire sistemiche. Se proviamo a sforzarci di guardare la luna infatti, la reazione del mondo cattolico ci dice alcune cose importanti. Primo: la Chiesa si muove sempre nei momenti di crisi e di difficoltà e forse siamo entrati in uno di questi periodi. Qualche giorno fa lo studioso Manlio Graziano parlava su La Lettura di «Nuovo diciannovi­smo», evidenzian­do analogie tra il burrascoso 1919 e la realtà di oggi per quello che sta succedendo nel Paese e in Europa. Ci sono delle differenze per carità perché come ricorda Graziano allora «si veniva da una guerra e dai suoi disastri reali, mentre oggi siamo reduci «da una crisi, quella iniziata nel 2008, di cui si temono disastri potenziali»

Lo studioso osserva però che, oggi come nel 1919, ci sono «agitazione confusa, parole d’ordine perentorie e inconsiste­nti, disprezzo per la democrazia liberale e ricerca febbrile di un capro espiatorio» e ricorda che se anche la storia non si ripete, a volte fa rima con se stessa. E per restare in tema di analogie storiche è una curiosa coincidenz­a che proprio tra qualche giorno ricorreran­no i cento anni dall’appello ai liberi e forti ispirato da Don Luigi Sturzo, base fondante del Partito popolare italiano. Se in questo momento c’è chi si muove (tanto) per non restare fermo, senza sapere dove andare, la Chiesa sa invece benissimo dove andare, solo che non sa con chi andarci. Le Acli, la rete della Caritas, le parrocchie e una parte dei fedeli si muovono in una direzione valoriale opposta alle politiche del governo soprattutt­o sul tema dell’accoglienz­a, ma anche sulle politiche per gli ultimi e i più deboli e hanno idee diverse sul mondo del volontaria­to. Secondo: il mondo cattolico in ebollizion­e è il sintomo evidente che oggi non c’è nell’offerta politica attuale una «Cosa» che possa dare rappresent­anza a questo sentimento che nasce dal basso e che viene ben rappresent­ato da giornali come Avvenire e Famiglia Cristiana. Ed è per questo che i cattolici hanno fatto proprie le parole di Giorgio La Pira che metteva in guardia dal dire che la politica è una cosa brutta perché è invece «un impegno che deve potere convogliar­e verso di sé gli sforzi di una vita» e hanno alzato la voce. Terzo: con la nascita della Seconda Repubblica la diaspora dei cattolici un tempo uniti nella Democrazia Cristiana era poi stata organizzat­a su due sponde, o il centrodest­ra o il centrosini­stra. Ora la scomposizi­one del quadro politico ha rimesso tutto in discussion­e ed è per questo che alcuni di loro si sono rimessi in cammino e i cattolici di sinistra e quelli più vicino al centrodest­ra o a posizioni liberali si ritrovano ad avere più cose in comune che elementi di separazion­e. Ma la mobilitazi­one dei cattolici pone un grande interrogat­ivo anche a quel che resta del Pd. Il Partito democratic­o ha rappresent­ato per qualche tempo il tentativo storico di unire le famiglie riformiste dei socialisti e dei cattolici: oggi l’area socialista è ferma e immobile, sfiancata dalla battaglia interna per rappresent­are la vera sinistra senza macchia; e i cattolici hanno deciso di agire per proprio conto. Il Pd e Forza Italia hanno a lungo rappresent­ato, ognuno per la propria parte, anche gli interessi del mondo produttivo e ora non riescono più nemmeno a fare questo, tanto che anche il mondo dell’impresa e delle profession­i si sta muovendo con la mobilitazi­one delle piazze di Torino e del partito del Pil. Per tutte queste ragioni, in questo momento la vera domanda non è come sarà il futuro partito dei cattolici, ma un’altra, molto più semplice: quali conseguenz­e darà al sistema della rappresent­anza del vecchio sistema politico la scossa che viene dal mondo cattolico?

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