Terremoto a Ravenna, torna la paura in Emilia
Si piega la croce della chiesa di Sant’Isaia
Nella centralissima RAVENNA piazza del Popolo, da sempre punto di ritrovo dei ravennati con i suoi richiami al dominio della Serenissima, non si parla d’altro. Lo scossone, come ormai tutti chiamano il terremoto di magnitudo 4.6 che ha fatto tremare la terra per pochi ma infiniti secondi riverberando i suoi effetti in Emilia e su fino in Veneto, li ha tirati giù dal letto tre minuti dopo la mezzanotte.
I cartelli d’ingresso alla città di Dante avvisano: «Oggi scuole chiuse». Alle due della scorsa notte, quando scosse di assestamento e repliche hanno alimentato la grande paura, il sindaco Michele de Pascale ha deciso di tenere chiusi i circa 90 plessi scolastici disseminati sul territorio in attese di verifiche (anche le strutture dell’Alma Mater hanno sospeso l’attività). «Non è arrivata nemmeno una telefonata di protesta per lo scarso preavviso», ha detto il primo cittadino e presidente dell’Anci regionale lodando la reazione della sua gente. In mattinata lo spavento ha lasciato il posto alla conta dei danni, pochi e davvero contenuti se si pensa che da queste parti, zona sismica ma non così esposta, un terremoto di questa intensità, poi ricalcolato a una magnitudo di 4.3, non si registrava da trent’anni e solo la profondità del sisma, con ipocentro a 25 chilometri di profondità lungo il litorale est di Ravenna, al lido di Dandella te, ha impedito conseguenze peggiori.
«Abbiamo registrato lesioni superficiali agli edifici storici e danni poco significativi alle abitazioni private. Nessun problema invece per le infrastrutture, la situazione è sotto controllo ma bene ha fatto il sindaco a chiudere le scuole. L’Emilia-Romagna si è dimostrata ancora una volta un modello in termini di operatività e capacità di reazione per questi eventi», ha detto il capo Dipartimento della Protezione civile nazionale Angelo Borrelli, intervenuto ieri al summit in Prefettura per tracciare un primo bilancio del sisma dopo che il sindaco De Pascale aveva riunito il comitato operativo comunale e i sindaci dei comuni limitrofi, come Cervia, dove si è registrata la seconda lieve scossa notte. Il palazzo del governo, ospitato nell’edificio tardo Barocco che fu sede del cardinale Legato, mostra paradossalmente le maggiori lesioni, seppure superficiali. Tracce di intonaco e una lunga crepa sulla volta del soffitto sono i segni tangibili presenti nell’ufficio del prefetto Enrico Caterino che ieri ha fatto il punto della situazione con l’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo, Borrelli e i sindaci. «Il movimento sussultorio ha contenuto i danni lasciando la città indenne», la sua analisi.
I vigili del fuoco sono stati inondati di telefonate nel cuore della notte ma le circa settanta verifiche speditive messe in campo fin dal mattino hanno escluso danni a cose o persone. Il pensiero poi è andato subito ai big eight, gli otto monumenti di Ravenna dichiarati Patrimonio dell’Unesco: al netto di qualche crepa negli intonaci e di pochi tasselli dei mosaici rialzati, le verifiche approfondite di Soprintendenza e Curia hanno fatto tirare un sospiro di sollievo: anche il patrimonio artistico e culturale della città è rimasto indenne. Stesso discorso per le scuole che dovrebbero riaprire già oggi, spiega il sindaco De Pascale che sottolinea come «l’uso dei social network e dei siti istituzionali abbia raggiunto la scorsa notte la gran parte della popolazione: la scossa è stata avvertita molto forte e in un primo momento si temevano conseguenze serie ma la risposta dei cittadini è stata molto composta, impeccabile». Le infrastrutture sono state passate ai raggi x dai tecnici, così come teatri, ospedali e case di cura: «La verifica sui ponti ha interessato 35 strutture e non sono state rilevate particolari criticità. Per quanto riguarda l’edilizia vincolata, sono stati rilevati elementi che necessitano di essere monitorati ma non di rilevante criticità», ha concluso De Pascale. Nelle fessure più evidenti sono stati inseriti strumenti di rilevazione per monitorarne gli effetti.
Nessun danno significativo nemmeno a Cervia, Forlì, Cesena e Rimini, dove ancora ricordano la scossa del 18 novembre di magnitudo 4.2, pa-
rente stretta di quest’ultima e dalla genesi comune a quella terribile del 2012 in Emilia: «Il sisma è stato generato dallo stesso meccanismo geologico, ossia dalla placca adriatica che sta scendendo al di sotto dell’Appenino mentre ancora non si conosce la faglia coinvolta», ha detto il presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Carlo Doglioni. Considerazioni ribadite dal capo della Protezione civile.
«Il terremoto del 2012 ci ha consentito di formare una cultura del rischio e della prevenzione che ora è un modello», ha detto l’assessore Gazzolo, pronta a fare della regione la capofila di un sistema nazionale di allerta per la popolazione. Va infine registrata la lesione alla croce del campanile della chiesa di Sant’Isaia, ma a Bologna. Sè inclinata la sfera su cui poggiava. La struttura del 1088 verrà messa in sicurezza.