Il vescovo Zuppi: «Un’anima di umanità contro la paura«
Il vescovo intervistato dalla Gabanelli: «Ma anche la Chiesa deve fare di più»
«Quello che dobbiamo difendere dal cattivismo non è il buonismo, ma un’anima di umanità» dice il vescovo Matteo Zuppi.
«Cinque anni fa mi trovavo in Ruanda, mi si era rotta una scarpa, sono andato da un ciabattino del posto che alla fine mi ha fatto lo scontrino. “Altrimenti passo i guai”, mi ha detto in francese. Ecco, anche da noi qualcosa del genere favorirebbe l’integrazione di tutti».
Accoglienza, povertà ma anche ricchezza ed evasione fiscale i temi che Milena Gabanelli ha affrontato ieri nella video intervista sul sito Corriere.it con l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi. Il Don ha raccontato anche episodi personali come quello vissuto in Ruanda. Altro capitolo, quello degli anziani non auto sufficienti e delle innumerevoli difficoltà che devono affrontare. «A volte ottenere l’accompagnamento sembra una concessione più che un diritto, e diventa umiliante — le parole di Zuppi —. Giuste le verifiche, ma spesso il responso arriva troppo tardi, in alcuni casi quando la persona è già morta».
Parlando di welfare, Gabanelli fa notare a Zuppi come lo Stato abbia delegato alla Chiesa, attraverso l’8 per mille, un ruolo di ombrello sociale. «Penso che la Chiesa deve fare molto di più — l’autocritica dell’arcivescovo —. Ma le parrocchie in molti casi sono punti di riferimento, un porto per tanti naufragi e un posto dove la porta è sempre aperta. Va però aperta ancora di più».
L’intervista si conclude con un’ultima domanda della giornalista sulla contraddizione politica di chi vuole abolire la povertà e, allo stesso tempo, mostra insofferenza
«Quello che dobbiamo difendere non è il buonismo, ma un’anima di umanità. Aiutare chi sta in strada non significa buttare via le coperte»
verso il diverso.
«Questo accade perché siamo più intolleranti e soli — sostiene l’arcivescovo bolognese —, e quindi l’altro ci mette paura. Ma l’animo più profondo che il nostro Paese vive è quello del piccolo Comune vicino a Crotone dove ci si butta a mare se qualcuno sta affogando. Quello che dobbiamo difendere dal cattivismo non è il buonismo, ma un’anima di umanità. E creare un sistema che aiuti, perché aiutare chi vive in strada non vuole dire buttare via le coperte».