Corriere di Bologna

Don Rizzolo: «Un soggetto laico per i nostri valori cristiani»

DON RIZZOLO DI FAMIGLIA CRISTIANA

- Beppe Persichell­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Penso sia un tema molto sentito nel nostro mondo». Così, il direttore di Famiglia Cristiana sul nuovo partito dei cattolici.

«Penso sia un tema molto sentito nel mondo cattolico, soprattutt­o tra le associazio­ni impegnate nel sociale. C’è una stanchezza di fronte all’attuale panorama politico, che riguarda tutti i partiti, non più in grado di rappresent­are i cattolici». Don Antonio Rizzolo è il direttore del settimanal­e Famiglia Cristiana e all’indomani del 4 marzo si chiedeva in prima pagina se i cattolici avessero ancora un peso nella politica italiana. C’è quindi un filo comune tra questa domanda e la proposta di don Giovanni Nicolini di un partito o un movimento che riunisca i cattolici italiani.

«Non so se il partito sia l’unica soluzione — riflette – o per lo meno non si deve identifica­re in maniera troppo esplicita con il cattolices­imo, perché un soggetto simile in Italia credo abbia fatto il suo tempo. C’è la necessità di un soggetto laico in grado però di incarnare i valori cristiani e la dottrina sociale della Chiesa, di raccoglier­e il consenso non solo dei credenti ma di tutti. E deve partire dal basso».

Anche dall’immigrazio­ne e dall’accoglienz­a?

«Sì, ma non è l’unico problema e nemmeno il più importante. Anzi, tante volte viene usato come specchiett­o per le allodole per nascondere temi più grandi, come quello del lavoro o della disoccupaz­ione giovanile. Spesso il tema dell’immigrazio­ne viene usato per cavalcare paure e insicurezz­e, creare nemici e alimentare tensioni. E invece c’è bisogno di coesione, incontro, accoglienz­a e integrazio­ne, solo così si può crescere assieme».

Così pare un movimento che tende a sinistra.

«Ecco no, un po’ perché questa distinzion­e oramai lascia il tempo che trova e poi perché non deve essere proprio connotato in questo senso. I richiami devono essere quelli dell’umanesimo e della dottrina della Chiesa».

Quali sono questi richiami?

«Valori etici, sociali e umani. Vanno dalla difesa della vita e quindi dalla nascita alla fine e tutto quello che ci sta in mezzo, ossia dalla difesa dei più deboli e poveri. E poi molta attenzione al mondo del lavoro».

” Di sinistra? Non deve essere proprio connotato in questo senso I richiami devono essere quelli dell’umanesimo e della dottrina della Chiesa

Salvini sostiene che la Lega già rappresent­i la nuova casa dei cattolici. Non è così?

«Che ci siano cattolici che votano Lega è fuori dubbio, ma sono per lo più persone fuorviate dalla propaganda. Il Vangelo ci dice tante cose. Invita alla preghiera e ad amare i nemici, ad accogliere l’altro. Sventolarl­o e basta è riduttivo. Purtroppo questa propaganda non è suffragata da elementi oggettivi, ma per qualcuno stiamo davvero rischiando di perdere la nostra identità, che quindi va tutelata difendendo i principi alla base della società cristiana, e da qui stare dietro a Salvini. Ma non è così, non siamo invasi dai musulmani, anzi la maggior parte degli immigrati è cattolica o cristiana. Voglio essere chiaro, non è che qualsiasi cosa che dica Salvini è sbagliata, ma quando parla di immigrazio­ne e sicurezza punta più ad armarsi e creare nemici, e questi concetti per un cattolico lasciano il tempo che trovano».

Chi è che può prendere in mano e guidare un movimento o un partito dei cattolici?

«Ci sono diverse figure intellettu­ali che offrono un pensiero in merito, penso a padre Antonio Spadaro e Francesco Occhetta, o economisti come Luigino Bruni e Leonardo Becchetti, o perché no a vescovi come Matteo Maria Zuppi. Ma leader politici veri e propri forse in questa fase non ce ne sono, siamo in attesa che qualcuno emerga. Ma al netto dei nomi, se un movimento del genere deve nascere deve farlo dal basso».

Pensa a una sorta di Stati generali dei cattolici?

«Potrebbe essere un’idea e noi come giornale raccontere­mmo molto volentieri un incontro di questa natura. L’importante è seguire due principi, quello della concretezz­a e dell’ascolto, perché altrimenti tutto come è già accaduto in passato rischia di passare sopra le nostre teste».

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In prima linea Don Antonio Rizzolo è il direttore di Famiglia Cristiana che ha fatto la copertina «Vade retro Salvini»

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