Dal tortellino emiliano al tartufo del fiume Po, il racconto di Leone tra i custodi del gusto
sua «Annie», una moto Guzzi V7 Sport del 1973. Sulle tracce dei moderni cavalieri custodi di vini, peperoncini, formaggi e degli antichi protocolli per produrli, ma anche di oggetti legati alle tradizioni come grolle e quadare.
L’Emilia-Romagna, nel libro, è rappresentata da tre realtà (ma nella nostra regione si contano 20 confraternite), con l’Accademia della Cucina Piacentina, l’Accademia del Tartufo del Delta del Po e, soprattutto, la dotta Confraternita del Tortellino. «Quando
sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza che la merita», scrive l’autore di Bologna, con una doverosa citazione di quanto scriveva Pellegrino Artusi ne La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene (1893).
In tempi in cui gli «spaghetti alla bolognese» sono diventati un caso gastronomico, anche internazionale, sino alla recente virata dal ragù al tonno, Leone parte dall’origine controversa del tortellino, emiliano senza alcun dubbio ma reclamato sia da Bologna che da Modena. La dotta Confraternita del Tortellino nacque nel 1965 proprio dallo stimolo di diatribe che mettevano in dubbio l’origine bolognese. Una querelle che disturbava alcuni buongustai e in particolare Giovanni Poggi, industriale dedito alla diffusione della tradizione culinaria bolognese. Fu lui, insieme a un gruppo di amici, a dar vita alla Confraternita con il motto «In studio - in mensa - Bononia docet», accogliendo anche Giovanni Spadolini, all’epoca direttore del
Lo scrittore Ho percorso l’Italia on the road sulle tracce dei moderni cavalieri di cimeli di una cultura culinaria antica tenuta in vita dai confratelli