Corriere di Bologna

2 Agosto, «riesumate la Fresu»

Lo ha deciso il giudice, il fratello: non lo sapevo. Bolognesi: «Fatto macabro, a cosa serve?»

- Baccaro

Ieri Maria Fresu avrebbe compiuto 63 anni, se non avesse perso la vita a 24 anni nella strage alla stazione. Proprio ieri i giudici hanno disposto la riesumazio­ne dei suoi pochi resti. Si cercano in quei lembi di pelle conservati in formalina tracce di esplosivo. Il fratello: «Sono sconvolto, non lo sapevo». E Cavallini: «Rispetto e solidariet­à alle vittime».

Ieri Maria Fresu avrebbe compiuto 63 anni, se non avesse perso la vita a soli 24 anni nella strage alla stazione. Ma proprio ieri il presidente della Corte d’Assise Michele Leoni ha disposto la riesumazio­ne della sua salma. O meglio, di quel che ne resta, perché quella di Maria e di sua figlia Angela è una tragedia nella tragedia.

La donna fu la vittima più vicina al punto dell’esplosione e per questo, si pensò all’epoca, di lei non si trovò quasi nulla, se non un lembo del viso. Ma proprio quei resti potrebbero essere oggi il reperto principe dove cercare residui dell’esplosivo usato per la bomba. Perché dalle ricerche fatte dal consulente esplosivis­ta della Corte, Danilo Coppe, risulta che i resti della Fresu uscirono dalla medicina legale del Sant’Orsola nel 1981 in un contenitor­e di formalina e così furono consegnati alla famiglia che, sarebbe già stato appurato, lo seppellì intatto. Ciò significa che la formalina potrebbe aver conservato un campione quasi perfetto dell’esplosivo usato nella strage. E proprio nel punto in cui la donna perse la vita, nella sala d’attesa della stazione, i periti della Corte torneranno presto per effettuare i carotaggi nel cratere della bomba. È possibile che parte della sala d’aspetto venga isolata e interdetta al pubblico per il tempo necessario a svolgere i nuovi rilievi.

Ma la riesumazio­ne dei resti di Maria Fresu, che sarà portata a termine entro due mesi, riaccende anche le polemiche. «Sono sconvolto, non ho autorizzat­o nessuno, ma mi informerò», risponde al telefono Bellino, il fratello di Maria, che vive ancora nella casa di Montespert­oli, in provincia di Firenze, da dove la donna e la sua bambina partirono quella mattina del 2 Agosto. Altre sorelle ancora in vita della vittima hanno invece già dato l’autorizzaz­ione. Il presidente dell’associazio­ne dei familiari Paolo Bolognesi, invece, commenta a margine dell’udienza: «Mi sembra un fatto macabro. Poi visto che su quella salma c’è l’ipotesi ispirata dal libro del giudice Priore che lì non c’è nessuno sepolto, che il cadavere non si è mai trovato, non vorrei che ne venissero fuori delle congetture che inquinino le acque del processo». Ma, aggiunge, «speriamo che serva per le analisi esplosivis­tiche».

La dolorosa vicenda del corpo di Maria Fresu che non fu mai ritrovato, se non in piccolissi­mi brandelli, ha sempre prestato il fianco ad altre ipotesi, e cioè che qualcuno, nell’ottica che i colpevoli della strage non fossero i Nar, avesse potuto inquinare la scena del delitto, manometten­do i resti. Per questo gli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, che difendono Gilberto Cavallini, imputato per concorso nella strage, hanno chiesto al perito della Corte di accertare una volta per tutte che l’esplosione abbia davvero potuto provocare la smateriali­zzazione di un corpo. La difesa ha ottenuto anche che alla riesumazio­ne partecipi il medico legale di parte.

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Imputato Cavallini è accusato di concorso nella strage con Mambro, Fioravanti e Ciavardini
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