E Imola vuole una società «in house» per la raccolta
La Lega scarica la sindaca M5S che ha nominato il nuovo cda di Con.Ami senza gli altri sindaci
Ora la Lega a Imola scarica il M5S. Un feeling durato poco, o semplicemente la riproposizione in salsa locale dei rapporti muscolari che contraddistinguono l’alleanza gialloverde al governo, anche se lungo il Santerno il Carroccio non è in maggioranza. Fatto sta che dopo un primo avvicinamento, ora tra la due forze politiche è calato il gelo. Al centro di tutto, la gestione del Con.Ami (Consorzio azienda multiservizi intercomunale) da parte della sindaca Manuela Sangiorgi, che in assenza di un accordo con i colleghi degli altri Comuni del circondario in maggioranza dem, e forte del 66% delle quote in mano a Imola, ha nominato da sola il nuovo cda.
La risposta degli altri sindaci non si è fatta attendere, con un collettivo ricorso al Tar che a breve sarà depositato, anche perché Con.Ami è un consorzio importantissimo, essendo il secondo azionista di Hera, e ogni anno stacca dividendi strategici per questi Comuni. Ad aggravare ancor più la situazione, l’intenzione di Luciano Pirazzoli, uno dei nomi avanzati dalla sindaca e dato in corsa per la presidenza, di sfilarsi dalla partita. «Il rischio che tutto salti è altissimo, le cause giudiziarie pesano come macigni, la perdita di credibilità dell’organo di amministrazione del Con.Ami è sempre più evidente ai cittadini», vanno all’attacco Marco Casalini, segretario del Carroccio imolese e Daniele Marchetti, consigliere comunale e regionale leghista, che puntano il dito contro un «cda fantasma e di facciata» e contro la sua «immobilità» che «farà male alla città».
La strategia della Sangiorgi è chiara: aspettare le elezioni amministrative nella speranza che il M5S strappi più Comuni possibili al Pd, così da riequilibrare gli assetti politici del circondario. Ma l’attendismo della Sangiorgi riguarda anche la gestione dei rifiuti. Il bacino d’ambito bolognese è a un passo dalla pubblicazione del nuovo bando di gara, visto che il vecchio contratto è scaduto nel 2014 e da allora Hera opera in regime di proroga. La sindaca di Imola già dopo la vittoria aveva annunciato l’intenzione di uscire dal bacino bolognese e fare da sé con una società in house. «Si andrà avanti con questa idea, anche se serviranno dei tempi tecnici», metteva però le mani avanti a giugno con una certa lungimiranza.
Infatti l’amministrazione a fine gennaio ha mandato una prima comunicazione ad Atersir (l’agenzia regionale dei rifiuti che cura il bando di gara) chiedendole di riconoscerle un bacino a sé stante (e quindi stralciarla dalla procedura del futuro nuovo affidamento), ma pochi giorni dopo con una seconda comunicazione ha chiesto di inserire negli atti della gara una clausola ad hoc, tale per cui Imola può recedere dall’affidamento del servizio qualora si realizzassero le condizioni necessarie. Tradotto: Imola parteciperebbe al bando, ma si sfilerebbe, una volta pronta la società in house. I tempi, però, stringono e gli altri sindaci
La nuova gara
I sindaci Pd dell’area bolognese temono che le mosse di Imola fermino l’iter della gara
La richiesta ad Atersir
Sangiorgi ha chiesto ad Atersir di partecipare al bando, ma con clausola ad hoc di rescissione
Pd dell’area bolognese osservano con una certa ansia le mosse della Sangiorgi che potrebbero bloccare un iter che già sconta un ritardo record.
Al netto di quello che farà Imola, c’è ottimismo per arrivare a fine aprile con la nuova gara europea che potrebbe quindi attrarre multiutility da fuori Italia pronte a sfidare Hera. Uno degli obiettivi del nuovo capitolato è l’introduzione della tariffa puntuale: ognuno paga per il rifiuto indifferenziato prodotto. La legge regionale fissa questo obiettivo per il 2020, ma arrivarci per tempo sarà molto difficile. A fine mese sarà comunque pubblico il bando del bacino di Modena, non molto dissimile da quello di Bologna. Da lì si capirà meglio cosa i sindaci, molti dei quali alla ricerca di un secondo mandato, intendono chiedere al prossimo gestore dei rifiuti.