Studiare l’intelligenza artificiale La nuova laurea all’Alma Mater
Il corso, il primo in Italia così strutturato, sarà in partnership con le aziende
La quarta rivoluzione industriale e le innovazioni nei processi di automazione segneranno profondamente il mercato del lavoro. Il cambiamento, stando agli studi di settore, sarà epocale. L’Università di Bologna ha deciso di scommettere su se stessa e sull’intelligenza artificiale per proiettarsi prima degli altri atenei nel futuro. E il prossimo anno (accademico) inaugurerà un nuovo corso di laurea magistrale internazionale in Artificial Intelligence e un nuovo Centro Interdipartimentale in città.
Il corso, in lingua inglese, si concentrerà su discipline quali knowledge representation, reasoning, machine learning, visione artificiale, trattamento del linguaggio naturale, data science, ottimizzazione, sistemi di supporto alle decisioni. Ma ci sarà spazio anche per tematiche trasversali come le neuroscienze cognitive e le implicazioni etiche e sociali delle nuove tecnologie, oltre che per competenze legate ai numerosi settori applicativi che il panorama industriale reclama. «Si tratta di percorso che risponde alle richieste del territorio e non solo», fa presente Antonio Corradi, direttore del Dipartimento di Informatica - Scienza e Ingegneria.
La creazione del nuovo corso di laurea nasce infatti anche dalla forte richiesta territoriale di figure professionali con un’elevata specializzazione. Il centro lavorerà anche per avviare connessioni con aziende e istituzioni interessate a collaborare in questo settore. Multinazionali e realtà del territorio si sono già mostrate interessate. «Le prime risposte dal mondo industriale di questa regione sono state entusiastiche» ha assicurato il prorettore agli studenti Mirko Degli Esposti, in sede di presentazione del progetto. Il mercato è sicuramente ampio, anche perché l’intelligenza artificiale non è ad appannaggio del solo settore tecnologico. Interessa gli ambiti più diversi: dalla medicina all’industria creativa, fino alla macchina amministrativa.
A caratterizzare il centro, che prenderà corpo ad aprile, sarà il forte approccio interdisciplinare. Vi saranno sviluppate sia ricerche di base che coinvolgono informatica, matematica, scienze cognitive, bioingegneria, neuroscienze, sia studi su temi etici e giuridici, aspetti economici, ambientali, sociologici e culturali. E sarà teatro di focus specifici, come sul mondo delle imprese, o in campo medico.
Il corso sarà unico nel suo genere in Italia, visto che ad oggi ne esiste un altro simile alla Sapienza di Roma, ma ben più settoriale. Gli studenti previsti per il primo anno sono 50-60, con una percentuale importante riservata agli stranieri. «Vogliamo fare massa critica per attirare i cervelli. Il tema non è la fuga di cervelli ma quello dell’attrattività dei cervelli e per attirarli serve un progetto forte», ricorda il prorettore alla ricerca Antonino Rotolo.
Negli ultimi sei anni l’Università di Bologna, non a caso, ha raccolto finanziamenti per quasi 50 milioni di euro destinati a ricerche collegate ad innovazioni di intelligenza artificiale.
L’Alma Mater si dice «pronta a giocare un ruolo di primo piano a livello internazionale». Un segnale importante in questo senso è l’appuntamento per il 2022 che l’Ateneo ha strappato alla concorrenza. La professoressa Michela Milano, tramite l’Associazione Italiana per l’intelligenza Artificiale, ha presentato la candidatura, poi risultata vincente, per ospitare a Bologna la prossima edizione della IJCAI-ECAI, la più grande conferenza scientifica mondiale sui temi dell’Artificial intelligence.