Utoya racconta la strage di Breivik con gli occhi di chi assiste all’orrore
L’Itc Teatro ha una lunga tradizione di spettacoli di impegno civile. Ma quello che presenta stasera alle 21, pur partendo da una strage che fa riflettere su derive del mondo occidentale, vuole indagare soprattutto gli aspetti umani di chi all’improvviso si trova di fronte all’orrore. 22 luglio 2011: in un’isola norvegese, Utoya, considerata un paradiso nordico, durante una riunione di giovani socialisti un individuo uccide 69 adolescenti. Edoardo Erba ha raccontato quella terribile giornata in un testo teatrale, Utoya appunto, mettendo in scena tre coppie di persone che girano intorno ai fatti, due genitori, due poliziotti, due fratelli proprietari terrieri. Li interpretano — nello spettacolo con la regia di Serena Sinigaglia in scena a San Lazzaro di Savena — Arianna Scommegna, attrice di versatile finezza interpretativa, e Mattia Fabris. La scena è ambientata su un lago, tra tronchi di alberi tagliati. La domanda che sorge è cosa succede nelle persone che assistono impotenti a un evento come quello. L’attentatore, Anders Breivik, non era un lupo solitario, né un estremista islamico, bensì un esaltato neonazista che in quel modo feroce voleva lottare contro il multiculturalismo. Lo spettacolo, ispirato al libro di Luca Mariani Il silenzio sugli innocenti, gira dal 2015, riscuotendo sempre successo.