Ue e migranti, il patto tra sindaci
Il primo cittadino: «Creare una rete parallela ma integrata per aiutare chi con il decreto Sicurezza non avrà più aiuti» Merola porta Bologna nell’alleanza delle «città solidali» con Napoli, Milano e Barcellona
Bologna entra nella «rete delle città solidali» con la firma, ieri a Roma, del sindaco Merola al manifesto anti-sovranista e per l’accoglienza che vede uniti sindaci italiani e spagnoli, fra cui De Magistris, Orlando e Ada Colau. L’obiettivo è di contrastare le politiche di Salvini con lo sguardo proiettato verso le Europee.
Nel pieno della crisi diplomatica tra il governo italiano e quello francese, un gruppo di sindaci nostrani sta giocando tutt’altra partita, creare una rete di «città solidali» assieme ai colleghi spagnoli. Un’alleanza per riaffermare, tramite un «manifesto condiviso», «i diritti delle persone salvate, il valore delle convenzioni internazionali e il rispetto delle norme sull’accoglienza e l’asilo».
In questo gruppo c’è anche il sindaco di Bologna Virginio Merola che ha deciso così di aderire all’iniziativa di Open Arms. Non è il solo, con lui ci sono il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris, quello di Palermo Leoluca Orlando, il sindaco di Siracusa Francesco Italia, di Latina Damiano Coletta e l’assessore alle Politiche sociali di Milano Piefrancesco Majorino, mentre la compagine spagnola è rappresentata dalla sindaca di Barcellona Ada Colau, quella di Madrid Manuela Carmena e il primo cittadino di Saragozza Pedro Santisteve. Ma cosa vuole essere, o meglio cosa vuole diventare questa alleanza di città solidali, siglata ieri in un albergo romano con la partecipazione altamente simbolica (e quindi politica) dei rappresentanti di Sea Watch, Proactiva Open Arms e Mediterranea? In primo luogo un sostegno a queste ong impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo, e subito dopo, di conseguenza, un patto per fermare «l’involuzione dei principi fondativi dell’Europa». Insomma, detta in altri termini, una sfida alla politica sovranista del blocco dei porti, in primis quindi alle misure del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un appuntamento che arriva a poche ore da un altro incontro tenutosi venerdì sera, questa volta tra papa Francesco, Colau, Carmena e il fondatore di Open Arms Oscar Camps. In particolare, per Merola il patto è uno dei modi per rispondere al decreto Sicurezza di Salvini, senza cioè battaglie vecchio stampo un po’ ideologiche che rischiano di avere solo un effetto boomerang, ma attraverso una risposta politica collettiva. «Sarà un lavoro di lungo periodo, che ha bisogno dell’adesione di tanti sindaci per fare sentire la nostra voce in Europa — mette le mani avanti Merola — perché l’Europa è il nostro obiettivo ma è un obiettivo che va raggiunto cambiando l’indirizzo europeo che oggi, su queste questioni, è troppo lontano dalla vita quotidiana dei cittadini». Un’alleanza che «vuole traguardare le elezioni Europee», spiega il sindaco, perché quando «i nostri cittadini scopriranno di essere più insicuri quando si vedranno gli effetti del decreto Sicurezza, che abbandona queste persone nelle nostre città senza assistenza».
Tutto nasce da un appello di Oper Arms che ha convocato l’iniziativa ricordando come negli ultimi mesi «abbiamo assistito a scelte drammatiche da parte di tutti i Paesi dell’Unione europea che hanno portato alla chiusura delle frontiere e dei porti nonché a un’assurda prova di forza tra Stati per la condivisione di responsabilità e la redistribuzione a terra delle persone salvate». E così il Mediterraneo, rispondono i sindaci alla chiamata della ong, da «casa comune di civiltà millenarie» sta diventando la «fossa comune di migliaia di giovani». Il movimento che ha in testa Merola dovrà avere due destinazioni. Una è l’Europa, «per far sentire la nostra voce con proposte concrete». L’altra è l’Italia, «i nostri territori», dice il sindaco, dove «costruire una rete di solidarietà». Per ora c’è un impegno, un manifesto e una conferenza stampa con la presenza di molti sindaci e diffusa via Facebook ieri mattina. C’era anche Luigi Manconi dell’associazione «A buon diritto» che ha tirato le conclusioni di quello che è un primo passo «di un percorso che non nasce dal nulla» e che ha portato a un patto tra «ong e Comuni che hanno svolto un ruolo attivo nella rete d’accoglienza». Ora Merola e gli altri sindaci sperano che molti altri colleghi aderiscano, perché solo così l’alleanza potrà assumere un ruolo di primo piano nella sfida alle forze sovraniste.