L’instancabile Eastwood
Clint stupisce ancora con «Il corriere - The Mule»
Clint Eastwood va per i 90 ma gira un film all’anno (ne ha già pronto al montaggio uno nuovo per il 2020).
Niente può fermarlo, anche grazie alla vasta esperienza maturata sul set. Questa volta però — per la prima volta dopo il capolavoro Gran Torino — si rimette anche davanti alla macchina da presa. Interpreta Earl, un uomo un po’ qualunque, coltivatore di fiori che ha sempre trascurato la sua famiglia, divorziato, pessimo padre oltre che pessimo marito, forse anche pessimo nonno. Finito in bancarotta, decide di accettare l’invito dei cartelli della droga di trasportare carichi ovunque in America: è un buon guidatore, e nessuno sospetterebbe di un vecchietto.
Vedendo il trailer, tutti si aspettavano una sorta di western crepuscolare e mitico, e invece Clint spiazza tutti per l’ennesima volta, con un personaggio tutt’altro che adorabile, ma nemmeno un duro della vecchia scuola, una sorta di anziano reduce da una vita di sciocchezze tuttora impegnato a fare soldi facili e sprecarli nei modi meno dignitosi. Un mix tra thriller e road movie.
Dentro Il corriere – The Mule scorre (lasciando lo spettatore all’inizio un po’ frastornato) una vena di ironia saettante, che del resto chiude anche la storia con una battuta esilarante per il contesto in cui viene pronunciata. I personaggi sono tutti al contempo tragici e vani, con una ex moglie che ricorda molto la vera Sondra Locke (ex compagna nella vita vera dell’autore) scomparsa da poco.
E la vulnerabilità di Eastwood attore fa il resto, col suo filo di voce (vedetelo in originale), la sua andatura claudicante, le braccia rinsecchite e venose. Ogni volta sembra un addio, è invece l’ennesimo arrivederci di un cineasta sempre più sperimentale anche quando offre una malinconica, piccola commedia.