Magia al pianoforte con Beatrice Rana
Domani al Manzoni suona Chopin, Ravel e Stravinskij
Emergente, analitica, appassionata, dolce nelle sue esecuzioni. Giovane, con un gran sorriso e un buon senso dell’ironia. Cioè Beatrice Rana, nuova stella mondiale del pianoforte. Si potrà ascoltare domani alle 20.30 all’auditorium Manzoni, nella stagione concertistica di Musica Insieme.
Nata nel 1993 a Copertino, nel Salento, ha appena compiuto 26 anni, ma tutte le maggiori istituzioni concertistiche se la contendono e le sue ormai leggendarie Variazioni Goldberg di Bach sono state definite nel 2017 dal New York Times uno dei 25 dischi di musica classica migliori del mondo. È figlia di due pianisti e ha una sorella violoncellista. La sua biografia dice che iniziò a battere i tasti del piano a due anni, in duetto con il padre intonando le colonne sonore dei cartoni animati di Walt Disney, Bambi e Il re leone. Ha studiato al Conservatorio di Monopoli con Benedetto Lupo e si è diplomata a 16 anni con lode e menzione speciale. Si è perfezionata con Arie Vardi ad Hannover; ha vinto a 18 anni il concorso di Montreal e poi la medaglia d’argento e premio del pubblico al Van Cliburn. Incide in esclusiva con Warner Classics e suona ormai in tutto il mondo. È Cavaliere della Repubblica. Ha eseguito repertori ardui e faticosi fisicamente, come i concerti di Prokofiev e di Cajkovskij, incisi con Antonio Pappano e l’orchestra di Santa Cecilia nel 2015.
Domani al Manzoni si potrà ascoltare in un programma con brani di Chopin, Ravel, Stravinskij (biglietti da 10 a 60 euro). Aprono la serata i Dodici studi op. 25 di Fryderyk Chopin, un percorso a ostacoli tecnico, secondo l’accezione di «studio» come esplorazione delle possibilità dello strumento. Completata nel 1837, quest’opera però non si perde mai nel puro virtuosismo ma mantiene sempre cantabilità ed espressione, mettendo l’abilità al servizio dell’interiorità. Seguirà un brano onirico e raffinato come i Miroirs di Maurice Ravel, composti tra il 1904 e il 1905 all’interno del gruppo Apache, artisti di differenti discipline che ascoltavano e guardavano le rispettive creazioni. I cinque movimenti della suite segnano una svolta nello stile dell’autore francese, verso composizioni più audaci armonicamente. Chiude il concerto la trascrizione per pianoforte della musica del balletto L’oiseau de feu (1910) di Igor Stravinskij, un’evocazione di animali e atmosfere di fiaba. Lo spartito per piano di Guido Agosti, come spesso avviene, permette di cogliere meglio la struttura e la grana musicale del brano, senza le «distrazioni» del lussureggiante colore orchestrale del compositore russo.