Anagrafe per i migranti, 5 Comuni sfidano Salvini
L’accordo fra l’Unione Valli del Reno, Lavino e Samoggia e i confederali sui migranti Bosso (Casalecchio): su servizi, sanità e residenza serve rispetto dei diritti delle persone
I cinque Comuni dell’Unione Reno Lavino Samoggia insieme a Cgil-Cisl e Uil hanno firmato un accordo con cui intendono aggirare il decreto Sicurezza, ma nelle more della legge. L’obiettivo, concreto ma dal sapore fortemente politico della sfida al vive premier leghista, è quello di garantire ai richiedenti asilo iscrizione all’anagrafe, corsi di formazione professionali e conti in banca.
Dai Comuni dell’Unione Valli del Reno, Lavino e Samoggia, che insieme contano 117 mila abitanti e che per estensione superano il Comune di Bologna, arriva una forte risposta alla Lega di Matteo Salvini. A pochi mesi dalle elezioni amministrative che daranno un voto al loro operato, i sindaci di Casalecchio Massimo Bosso, Monte San Pietro Stefano Rizzoli, Sasso Marconi Stefano Mazzetti, Valsamoggia Daniele Ruscigno e Zola Predosa Stefano Fiorini firmano con Cgil Cisl e Uil un accordo — il primo del genere, sottolineano — per «umanizzare» il decreto Sicurezza. E lanciano una sfida al ministro dell’Interno. Senza disobbedire o non applicare la legge, ma provando a migliorarla.
Faro dell’intesa: il lavoro, «grande strumento per trasformare la sicurezza bandiera del partito di governo — dice il responsabile della Camera del Lavoro di Casalecchio, Gianni Monte — in accoglienza». Un’accoglienza che in quell’area della provincia interessa già 164 migranti e richiedenti asilo. Quattro i punti dell’accordo. Uno, «una forte presa di posizione rispetto all’operato del governo sui temi di accoglienza e sicurezza». Due, la volontà di costruire un albo per l’iscrizione anagrafica di tutti i richiedenti asilo. Tre, la garanzia per il richiedente asilo di accedere a corsi di formazione professionale per favorire il percorso di reinserimento lavorativo. Quattro, l’apertura di un dialogo con soggetti privati come Poste Italiane e le banche locali per permettere ai migranti di aprire un conto corrente presentando il solo permesso di soggiorno.
«Questo accordo — precisa Bosso, presidente dell’Unione dei Comuni Valli del Reno Lavino Samoggia — rappresenta la volontà di superare i problemi derivanti dal decreto Sicurezza». «Molti aspetti relativi alla tutela delle persone già presenti sui nostri territori quali l’assistenza sanitaria, l’accesso ai servizi, la residenza — spiega il primo cittadino di Casalecchio — hanno la necessità di chiarimenti ministeriali e di una gestione metropolitana rispettosa dei profughi e dei loro diritti». Anche perché il sistema Sprar «si è dimostrato in grado di gestire l’accoglienza senza problemi e con una vera integrazione sociale» e «va difeso». «Da oggi i nostri cinque Comuni — aggiunge Monte (Cgil) — sono più sicuri e accoglienti. Proviamo a disarticolare una legge sbagliata con la legalità e partendo dalla centralità della persona umana». Dello stesso avviso Alberto Schincaglia e Luciano Roncarelli di Cisl e Uil. «Perseguiamo i valori democratici di solidarietà — precisa Schincaglia, segretario generale aggiunto Cisl area metropolitana —, mettendo al centro l’uomo. La sicurezza della comunità viene garantita non dalla militarizzazione del territorio ma da un insieme di fattori che puntano sull’integrazione delle persone». «È indispensabile aprire un confronto con il governo — chiude Roncarelli della Uil Bologna nella speranza che anche la Citta Metropolitana assuma la stessa posizione —, considerato l’impatto negativo che il decreto avrà sul territorio con riflessi deleteri sia economici che sociali». Un’intesa che potrebbe piacere anche agli imprenditori della zona che ben conoscono i problemi burocratici vissuti dai lavoratori di origine straniera.