Contromano e precedenze, ciclisti divisi sulle nuove regole
La riforma in discussione alla Camera. Priolo: «Cose da chiarire»
Sull’andare contromano, anzi «in doppio senso» come preferiscono dire loro, i ciclisti sono tutti d’accordo. Non lo sono invece sull’obbligo del casco, «nessun paese europeo lo ha introdotto», fanno notare». La possibilità di andare contromano e l’obbligo della protezione sono due delle novità previste nel testo di riforma del Codice della strada, all’esame della commissione Trasporti alla Camera. Lunedì ci sarà un incontro tra governo e rappresentanti dei Comuni. «Ci sono aspetti del testo da esaminare», dice l’assessore Priolo.
Intanto da oggi a giovedì scattano le misure per il superamento delle pm10.
Una “striscia di arresto” davanti ai semafori e agli stop riservata alle biciclette e la possibilità di andare contromano nei centri urbani dove il limite di velocità è di 30 km/h «indipendentemente dalla larghezza della carreggiata e dalla massa dei veicoli autorizzati al traffico». Sono le due principali novità previste per le due ruote nel testo di riforma del Codice della Strada in discussione in commissione Trasporti alla Camera. Soluzioni attese da tempo dal popoli dei ciclisti e proposte in passato, ma senza successo, dal Pd. Ci sono però anche emendamenti come quello sull’uso obbligatorio del casco che invece fa discutere molto e non piace a chi pedala.Temi complessi, a cui se ne aggiungono altrettanti relativi all’auto e ad altri mezzi di trasporto finora inediti sul Codice come il monopattino.
Lunedì prossimo a Roma ci sarà un’udienza conoscitiva del Governo con i rappresentanti dei Comuni e le associazioni di categoria. Già ora però, limitandosi a trattare l’utilizzo in strada della bicicletta, si possono individuare alcune posizioni. «Non avendo letto il testo definitivo è difficile dare un giudizio, se alcune cose previste sono coerenti con quanto previsto dal nostro Pums è un bene», dice l’assessore alla mobilità Irene Priolo, ieri in riunione con alcuni colleghi di altre grandi città (Milano, Torino, etc), «ci sono diverse cose da esaminare e da affrontare ed è per questo che a partire da oggi (ieri ndr) abbiamo avviato un confronto all’interno dell’Anci nazionale», la cui sintesi sarà esposta nell’udienza del 18 febbraio. Proposte per ridurre lo smog e ridurre i danni alla salute con la «striscia di arresto davanti alle auto ai semafori» e per rendere più agile l’utilizzo della bici anche nelle strade ora a senso unico senza aumentare il rischio di incidenti (servirà un’ordinanza del sindaco). «Anzi, nel caso di quello che viene maldestramente chiamato contromano e che invece è un ‘doppio senso’, si registra maggiore attenzione da parte degli automobilisti, che dovrebbero andare al massimo a 30 km/h, e più sicurezza per i ciclisti che non sentono arrivare l’auto alle spalle ma la vedono di fronte», dice il vice presidente Fiab, Claudio Cinti, che contesta però l’emendamento sul casco, «che io uso e consiglio, ma che se reso obbligatorio disincentiverebbe l’ uso della bici». Concorda Simona Larghetti di Salvaicilisti, «il doppio senso, e ripeto doppio senso, è utilizzato non solo nei paesi europei dove la bici è diffusa da sempre, ma anche a Reggio Emilia da anni. E c’è anche nel biciplan del Pmus comunale che verrà adottato a fine anno. È invece devastante la norma sul casco che non esiste in nessun paese del mondo, a parte l’ Australia dove infatti è stato subito ritirato». E poi aggiunge, «questo testo è il risultato di un pasticcio dove ognuno dice la sua senza una visione coerente su quale deve essere il ruolo della bici nelle nostre città ».« Sostenemmo queste misure nel 2014 con Milano e Torino, periamo che questa sia la volta buona e non ci siano retromarce nell’iter. A Bologna, nello scorso mandato, abbiamo già sperimentato entrambe le soluzioni», dice l’ex assessore alla mobilità Andrea Colombo.