Infarto in ospedale, assoluzioni e una condanna
Il caso di Gustavo Biagi e l’allarme disattivato al Maggiore
Tre assoluzioni e una sola condanna per un infermiere a 4 mesi. Si è chiuso così il processo di primo grado per omicidio colposo a carico di un medico e tre infermieri del Maggiore per la morte, avvenuta il 20 febbraio 2013, del 66enne Gustavo Biagi, ex dirigente d’azienda. Biagi, cardiopatico e ricoverato il giorno prima per un intervento programmato, morì la mattina del 20 febbraio per un infarto acuto. Per la Procura la morte fu dovuta ad una serie di negligenze: in primis la sera del 19 due infermieri (uno ha patteggiato a due anni, mentre l’altra è stata condannata in abbreviato alla stessa pena) disattivarono il sistema di allarme rosso, che segnalava le crisi cardiache, senza segnalarlo ai colleghi che li sostituirono il mattino seguente. Infine, l’accusa contestava anche il fatto che la mattina dopo venne disattivato il defibrillatore interno in vista dell’intervento. Quest’ultima condotta era quella contestata al medico, difeso dagli avvocati Fulvio Toschi e Silvia Cazzoli, che è invece stato assolto per non aver commesso il fatto in quanto la disattivazione del defibrillatore serviva ad avere un quadro esatto delle condizioni del paziente in vista dell’intervento, anche perché in caso di necessità c’era un defibrillatore esterno. La famiglia della vittima era già stata risarcita e non era costituita. Il pm aveva chiesto tre condanne a 4 mesi e un’assoluzione.