Il Frankenstein di Bologna
Mary Shelly ispirata dagli esperimenti di Luigi Galvani e di Giovanni Aldini
Poco più di duecento anni fa veniva pubblicato il romanzo Frankenstein, opera dell’allora diciannovenne Mary Shelley, innescato da una sfida letteraria sul lago di Ginevra dove la scrittrice inglese si trovava con il marito, Percy Bysshe Shelley, e con Lord Byron, alle prese con piogge torrenziali e tempeste. In un 1816 passato alla storia come l’«anno senza estate», con un clima anomalo che provocò gravi carestie a causa di un’immane catastrofe naturale verificatasi in Indonesia, Byron e la sua compagnia di intellettuali affrontarono il tempo da lupi lanciandosi nella sfida di scrivere delle storie d’orrore.
La più convincente risultò essere proprio la giovane Mary Shelley che, dopo aver sentito delle discussioni sugli esperimenti del bolognese Luigi Galvani sull’elettricità e gli organismi viventi, ne trasse ispirazione per il suo celebre racconto. Lo scienziato creatore del mostro, Victor Frankenstein, un «Prometeo moderno» come recitava il sottotitolo del romanzo, secondo varie testimonianze era probabilmente ispirato a uno scienziato bolognese vissuto a cavallo tra ‘700 e ‘800, Giovanni Aldini, nipote del più noto Galvani.
Anche Aldini, amico del padre della Shelley, che lo aveva quindi conosciuto da bambina, continuò a stimolare sistemi nervosi ma di animali di dimensioni maggiori come pecore e maiali, prima di tentare degli esperimenti anche su cadaveri umani. Il collegamento tra la creatura di Mary Shelley e gli scienziati bolognesi è alla base di una serie di iniziative a cura del fisico Eugenio Bertozzi, che l’Università di Bologna sta portando avanti da qualche tempo sotto la dicitura «Frankenstein Senior: le fondamenta scientifiche di un mito nelle Collezioni di Palazzo Poggi», e che nei prossimi giorni, dai primi di maggio, si arricchirà di un altro tassello. Il progetto «House of Frank», che troverà casa nel Museo di Palazzo Poggi, in via Zamboni 33, consentirà di accostarsi al mito di Frankenstein anche attraverso la realtà aumentata. Un approccio innovativo, peraltro già adottato dal Museo dell’Università di Bologna per
quanto concerne le collezioni di Storia Naturale, Fisica e Ottica, Anatomia e Ostetricia, Architettura militare e Geografia. Da maggio sarà possibile dunque, con un biglietto aumentato di 2 euro solo per tutto il mese perché in seguito il percorso diventerà opzionale, visitare il museo con occhi diversi. Grazie alla tecnologia approntata dall’azienda ARt Glass, che dal 2013 si occupa di sviluppare «Video Guide Indossabili» applicate a beni culturali, occhiali speciali permetteranno di vivere dall’interno il percorso disegnato da «House of Frank». Accompagnati da guide virtuali come Mary Shelley, Percy Shelley, Luigi Galvani e Giovanni Aldini, ologrammi interpretati da attori, che torneranno a vivere nelle stanz e di quella che nel ‘700 fu la sede iniziale del prestigioso Istituto delle Scienze di Bologna, voluto dal conte Luigi Ferdinando Marsili, militare e scienziato dell’epoca. Un’esperienza di «realtà aumentata» attraverso smartglass che faciliterà l’immersione e consentirà di colmare i due secoli che separano dal periodo in cui Frankenstein venne creato, ritrovandosi catapultati nel fermento scientifico della Bologna tardo settecentesca. Grazie a quel novero di tecnologie oggi disponibili che sempre di più incrociano realtà museali come quella di Palazzo Poggi. Ad arricchire il ventaglio di proposte, nel mese di maggio si aggiungeranno poi altre possibilità, con costi dai 10 ai 20 euro. Come cacce al tesoro serali, venerdì 3 e venerdì 24 maggio alle 20,30, riservate a bambini dagli 8 ai 10 anni chiamati a ricomporre la creatura di Mary Shelley. O una serie di esperimenti elettrizzanti che i bambini potranno condurre dopo aver visitato il laboratorio settecentesco di fisica elettrica e, ancora, la visione di «Frankenstein Senior», sulle radici scientifiche del mito.
Una docu-fiction firmata da Carlo Sarti, paleontologo e conservatore del Museo Capellini di Geologia che da anni porta avanti in parallelo una carriera registica iniziata nel 1995 con il suo primo film Se c’è rimedio perché ti preoccupi?. D’altra parte il legame tra Frankenstein e il cinema è ben saldo con decine di film ispirati al personaggio, dal primo del lontano 1910 alla recente saga animata di Hotel Transilvania», passando per l’indimenticabile Boris Karloff.