25 Aprile, sfregio alla lapide della Bolognina
La targa accomuna Resistenza e svolta di Occhetto
Fatta a pezzi, è la sesta volta: indaga la Digos
Distrutta e imbrattata con vernice rossa la lapide in piazza dell’Unità che ricorda gli 11 partigiani morti nella battaglia della Bolognina, ma anche la «svolta» dell’89 di Achille Occhetto. Un accostamento che evidentemente non va giù in certi ambienti di sinistra (su cui indaga la Digos): è infatti la sesta volta che la lapide viene sfregiata.
La città ha condannato il gesto nell’attesa delle celebrazioni di oggi al Nettuno.
A qualcuno non è mai andata giù la «svolta della Bolognina», quando tre giorni dopo la caduta del Muro di Berlino, Achille Occhetto sciolse il Partito Comunista italiano per inaugurare il nuovo corso del centrosinistra. Ancora una volta a pagare il dazio di questo dissenso è la lapide di piazza dell’Unità, distrutta e sfregiata nella notte tra martedì e mercoledì, presa forse a picconate o a martellate e poi coperta da una falce e martello vergata con vernice rossa. Un atto vandalico, il sesto dal 2010, che colpisce la memoria degli undici partigiani caduti nella battaglia della Bolognina, fucilati dai nazifascisti, a cui quella lapide in marmo è dedicata: «Non morirono invano» si leggeva fino a due giorni fa.
Ma il testo inciso sul monumento ricorda anche che «il 12 novembre 1989, nel 45esimo anniversario della battaglia qui avvenuta, Achille Occhetto annunciò il cambiamento politico che prese il nome di svolta della Bolognina». Un accostamento tra il sacrificio dei partigiani e i valori di libertà e democrazia simboleggiati dalla fine della Guerra fredda, che non è mai piaciuto a chi considerò la fine del Pci un tradimento e che negli anni ha reso la lapide obiettivo di raid vandalici almeno in altri cinque casi. Una volta era stato tirato in ballo il nome di Stalin (2010), un’altra quello di Togliatti (2011), un’altra volta ancora (nel 2013) fu imbrattata con una mal riuscita falce e martello nera dietro cui l’Anpi denunciò nascondersi una svastica.
Ieri mattina, intorno alle 9, è stato un passante ad accorgersi di quanto successo nella notte. Polizia scientifica e Digos hanno avviato le indagini ma sembra evidente che la mano che firma l’azione sia da ricercare in ambienti di sinistra e non di destra, dove per molti quella lapide è sempre stata considerata «una vergogna». «All’idiozia di chi distrugge sapremo sempre rispondere con l’intelligenza di chi ricostruisce. Il 25 Aprile ci ha insegnato anche questo», ha twittato ieri di buon mattino il primo cittadino Virginio Merola. Lo sfregio arriva peraltro alla vigilia di un 25 Aprile complicato, con gran parte della maggioranza di governo che non presenzierà alle celebrazioni per la Liberazione. «È un 25 Aprile particolarmente impegnativo — sospira la presidente di Anpi Bologna Anna Cocchi —, non era il caso di imbrattarlo anche con quest’onta». «Questo gesto deplorevole ci amareggia — prosegue —, la viltà di chi agisce nell’ombra coperto dal buio della notte per noi non si distingue da chi imbratta facendo svastiche. Il dissenso si può esprimere in altri modi, ma non si attacca la Resistenza». L’assessore al Bilancio Davide Conte ha già fatto sapere che «la lapide tornerà al suo posto», c’è anche la volontà di studiare un modo per proteggerla, oltre alla telecamera installata nella piazza che però potrebbe essere stata oscurata dagli alberi. Digos e Scientifica lavorano perciò anche sulle immagini di altre telecamere lungo il tragitto.
Sulla condanna del gesto, le reazioni tra Pd e 5 Stelle sono unanimi. «Il simbolo della falce e martello — per il presidente del Navile Daniele Ara —, che fu parte della Resistenza, associato a quella immagine di incivile devastazione aumenta l’indignazione». «Gesti come questi ci riportano a un clima di odio e violenza» afferma il capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro. «Ogni anno — scrive la consigliera pentastellata Silvia Piccinini — c’è sempre qualche fenomeno che non trova altra maniera per farsi notare». La consigliera, come il collega Massimo Bugani eletto in Comune, domani sarà alle celebrazioni della Resistenza in piazza del Nettuno. Non ci sarà invece nessun esponente leghista.
Sull’imbrattamento di piazza dell’Unità, l’unica voce fuori dal coro è quella del vicecommissario di Forza Italia Bologna Davide Nanni, che suggerisce di gettare la spugna: «La lapide è solo un malriuscito tentativo di collegare fra loro fatti storici e politici. È già stata vandalizzata diverse volte, ritengo inutilmente costoso un altro ripristino».
Nel 2010 venne tirato in ballo Stalin, nel 2011 Togliatti, poi arrivò la falce e martello nera
Fuori dal coro solo FI, Nanni: «Inutile un altro ripristino dopo tanti atti vandalici»