LA BIBLIOTECA CONTESA DI ECO TRA RICORSI ED ESPERTI DIVISI
Duello Montroni-Sgarbi. La famiglia al Tar contro il vincolo del ministero
Dividere o meno l’immenso patrimonio librario di Umberto Eco? La famiglia è favorevole a destinare la parte più antica a Milano e quella più moderna, oltre 30 mila volumi, all’Ateneo di Bologna. La Soprintendenza della Lombardia ha posto un vincolo contro cui la famiglia ha fatto ricorso. «Bene il vincolo», dice Vittorio Sgarbi. «Giusto portare i libri moderni a Bologna dove Eco ha insegnato», replica Romano Montroni.
Dividere o meno l’immenso patrimonio librario di Umberto Eco, scomparso oltre due anni fa? La famiglia, ovvero la moglie Renate Ramge e i figli Carlotta e Stefano, è favorevole a destinare la parte più antica alla biblioteca Braidense di Milano e quella più moderna, oltre 30 mila volumi, all’Ateneo di Bologna, dove Eco ha insegnato a lungo. La Soprintendenza della Lombardia, su input della Direzione generale Archivi del ministero dei Beni culturali, ha posto nei mesi scorsi un vincolo con l’obiettivo di tutelare l’unità di un patrimonio da considerarsi «compendio di interesse storico particolarmente importante». Vincolo contro il quale la famiglia avrebbe presentato ricorso al Tar della Lombardia. Una vicenda delicata, della quale i diretti interessati non parlano, ma che rischia di creare uno stallo. In particolare al progetto dell’Ateneo di adeguare spazi della Biblioteca universitaria di via Zamboni per ospitare il tesoro di libri dell’autore de Il nome della rosa.
«Fatico a pensare che il Tar vada contro quel vincolo posto proprio per scongiurare la divisione di un unicum», spiega Vittorio Sgarbi, critico d’arte e fratello di Elisabetta che guida La nave di Teseo, la casa editrice co-fondata da Eco. «Umberto Eco era una personalità che si rispecchiava completamente nella sua biblioteca, senza confine tra moderno e antico — aggiunge —. Non si può pensare di portare la parte moderna, quella utile, a Bologna e la parte preziosa a Milano. È un corpus unico, dividerlo in due sarebbe una limitazione all’omaggio a Eco, ci deve essere un luogo solo dove vedere la biblioteca di Eco nella sua interezza».
Di parere opposto il libraio Romano Montroni, presidente del Centro del libro e della lettura del ministero dei Beni culturali, che per anni ha accolto le visite quotidiane di Eco alla libreria Feltrinelli di piazza Ravegnana. «Sono d’accordissimo sul fatto che la parte moderna del suo lascito venga portata a Bologna e sia messa a disposizione degli studenti dell’Università — ragiona Montroni —, un regalo all’Ateneo dove ha insegnato per anni e per il quale ha creato il master in Editoria cartacea e digitale che ha un prestigio internazionale e i cui studenti sono tutti occupati nelle più importanti case editrici». Il master, ancora oggi fulcro delle attività del Centro internazionale di studi umanistici intitolato a Eco, vide nei suoi primi anni di vita tra i docenti proprio Montroni. «Mi chiamò dapprima a portare una testimonianza da libraio al corso che teneva per il Dams — ricorda Montroni —, e mi trovai a parlare davanti a 200 studenti con lui in prima fila. Poi quando ideò il master mi chiamò per tre anni come professore a contratto. È fondamentale avere qui a Bologna i suoi volumi moderni e metterli a disposizione degli studenti, sarebbe una battaglia bellissima da fare».
La battaglia intanto è legale, anche se questo non ha fatto affondare la trattativa tra la famiglia da una parte e il ministero dall’altra. Battaglia che potrebbe comunque portare a un accordo che preveda un lascito temporaneo di una parte del patrimonio a Bologna. Umberto Eco non ha lasciato nessuna dichiarazione esplicita sul destino della sua collezione libraria, anche se sono molti gli scritti sull’idea di biblioteca come «garanzia di un sapere» e «organismo vivente dotato di vita autonoma».