Santo Stefano, il cassero lasciato all’incuria
Cassero ancora insicuro A quattro anni dallo sgombero
Dopo lo sgombero di quasi quattro anni fa, il cassero di porta Santo Stefano è ancora in balia del degrado. Da una decina di giorni sono partiti i lavori di messa in sicurezza, che dovrebbero terminare a fine maggio, dopo infiniti rinvii e sospensioni. La presidente del quartiere Rosa Amorevole promette che il cassero verrà riqualificato.
Bottiglie di vetro, lattine, fogli di giornale ingialliti, escrementi di piccione, una coppetta per il gelato e una recinzione di sicurezza arancione, quella tipica dei cantieri, decisamente facile da aggirare. E per rendersene conto non è neanche necessario mettere in pericolo la propria incolumità, considerando l’incertezza sulle condizioni della struttura. Basta avvicinarsi. Ci sono anche vestiti abbandonati qua e là, alcune bucce d’arancia ancora ben colorate, dei cartoni usati probabilmente da chi di solito non sa dove trascorrere la notte e, soprattutto, il fortissimo tanfo di urina. Siamo davanti al cassero di Porta Santo Stefano, struttura medievale nata per difendere le mura della città dal 1500 in poi e successivamente diventato, dal 1999 all’ottobre del 2015, la sede del centro sociale Atlantide, casa di collettivi e soggettività transfemministe, lesbiche e punk. Dopo lo sgombero di quasi quattro anni fa (l’altro cassero di Porta Santo Stefano continua ad essere gestito dal circolo anarchico Berneri), da una decina di giorni sono finalmente partiti i lavori di messa in sicurezza. Lavori annunciati, avviati, sospesi e poi ricominciati il 12 aprile scorso, chissà se per l’ultima volta, che dovrebbero terminare a fine maggio.
Prima parte da sistemare: il tetto. Costo dell’intervento: 38mila euro. «Poi via via si metterà a posto tutto il resto, dalle vetrate agli impianti elettrici — assicura Rosa Amorevole, presidente del Quartiere Santo Stefano —. Al momento dello sgombero c’erano molti problemi, non sarà un intervento di poco conto». Dopodiché arriverà il tanto atteso bando (inizialmente previsto nel 2018) per riutilizzare lo spazio. Ma non tutto è ancora chiarissimo. «Sicuramente una parte verrà destinata alle associazioni, ma dobbiamo prima vedere i fabbisogni del quartiere. Al Santo Stefano gli spazi sono pochi, fino al 2020 non è neanche più disponibile vicolo Bolognetti…» continua Amorevole. Nel frattempo, purtroppo, l’incuria sembra essere l’unica certezza. «Noi facciamo ripulire periodicamente», giura la presidente. Dallo stato dei rifiuti, non si direbbe. «Se poi la gente passa o lascia la sua immondizia, qualche rimasuglio rimane sempre — è la difesa —. Inoltre cerchiamo di evitare che qualcuno si fermi a dormire lì, anche perché non è sicuro. Ci sono ancora tanti rifiuti? Farò subito delle verifiche».