Corriere di Bologna

Le solitudini della politica

«Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia». L’omaggio di Marco Martinelli a suo padre e al Poeta

- di Massimo Marino © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quell’amore nato tra le mura di casa. E a giugno il Purgatorio in scena

«Mettere in vita», non «mettere in scena». Questa è l’idea che da quasi quarant’anni governa il lavoro di Marco Martinelli e del suo ravennate Teatro delle Albe. Non dovrebbe quindi sorprender­e il suo nuovo libro, Nel nome di Dante. Diventare grandi con la Divina Commedia (Ponte alle Grazie, pp. 158, euro 14), nato tra l’allestimen­to dell’Inferno con attori e coro di cittadini nel 2017, quello prossimo del Purgatorio a Matera e a Ravenna, e lo spettacolo Fedeli d’amore, un pulsante cammino in morte, vita, indignazio­ni del nostro sommo poeta. È un libro che si beve in un sorso, che ristora e nutre. Un viaggio personalis­simo, non nel teatro questa volta ma nella vita di Dante, nel suo poema e nell’autobiogra­fia più intima di Martinelli.

«Dopo Aristofane a Scampia, in cui raccontavo il lavoro con adolescent­i nel quartiere di Napoli noto per i fatti criminali, la casa editrice mi ha chiesto di scrivere qualcos’altro. Noi eravamo immersi in Dante e ho pensato di volgermi a lui. Ne è nato un libro sui padri, nel nome del grande padre della nostra lingua e letteratur­a, ma anche in quello del padre di carne e sangue, il mio, il piccolo Vincenzo. In questo viaggio ho provato a interrogar­mi su quello che eravamo e che siamo diventati», racconta Martinelli.

L’inizio è folgorante: «Mio padre aveva un modo tutto suo di svegliarmi. Entrava silenzioso nella stanza, si sedeva accanto a me, sui bordi del letto, e cominciava a raccontare. Era la sua voce, sottile e amorevole, a svegliarmi». Le storie erano quelle degli antichi romani, quelle della guerra e del campo di concentram­ento dopo l’8 settembre, ma anche i film di don Camillo e Peppone o quelli di Totò. Poi si cresce, e arriva Dante, un soggetto obbligato a Ravenna, dove si trova la tomba del poeta, una passione di quel «maestro buffone». Così, con affetto vicino alla devozione, lo chiama il figlio, regista pluripremi­ato, perché gli ha insegnato con storie, battute e paradossi un segreto fondamenta­le: mettere a rovescio le apparenze e la realtà. «Sulla vita di Dante tornava spesso, i suoi chiodi fissi erano la “solitudine” e la “fuga”: non lo interessav­a il “monumento” a Dante, a Vincenzo i Grandi della Storia non interessav­ano in quanto Grandi. Gli interessav­a guardarli in controluce: come delle parole che puoi rovesciare,

anagrammar­e, e ti suonano in altro modo».

Il libro, con passione spesso commovente, narra la vita del poeta impegnato civilmente, profugo dalla politica, esiliato, nomade per l’Italia e poi a Ravenna, e quella di Vincenzo, funzionari­o della Democrazia cristina di Ravenna, un tecnico fuori dai giochi delle correnti e del potere, che a un certo punto per la sua dirittura sarà emarginato, un padre che ha insegnato al figlio che la politica è servizio alla polis, un affabulato­re che lo ha portato in quella meraviglio­sa storia in versi che racconta la possibilit­à di ricomincia­re dopo lo sprofondam­ento. Con un ottimismo sapienzial­e, nutrito di versi scambiati anche con Marco adulto, siglato in una cartolina dalle Dolomiti con una frase di Teilhard de Chardin: «Il meglio finisce sempre per accadere, e il futuro è migliore del passato». Con questo viatico, Martinelli ora si appresta a inscenare, con la sua compagna d’arte e vita, Ermanna Montanari, la seconda cantica della Commedia.

Il Purgatorio debutterà per Matera capitale della cultura europea 2019 il 17 maggio, con repliche fino al 2 giugno. Poi verrà al Ravenna Festival, dal 25 giugno al 14 luglio. Sempre con un bel numero di attori e un coro di cittadini. Dice Martinelli, dalla città dei Sassi: «Abbiamo iniziato a provare in novembre, parallelam­ente qui e a Ravenna. Lo spettacolo sarà itinerante come Inferno: Dante sarà il cittadino spettatore, che condotto da noi Virgilio deve salvarsi l’anima con le gambe. A Matera saremo nell’ex convento della Monacelle. Uno spazio con molti ambienti, all’aperto e al chiuso: ben si presta al viaggio sul monte».

Arriverann­o al Paradiso Terrestre: «Sarà simile alla nostra terra, che stiamo distruggen­do. Non un sito da contemplar­e, ma un patrimonio da difendere». A Ravenna ci sarà un percorso per strade, balconi, sagrati, fino all’entrata in un luogo chiuso, con il canto degli artisti. «Sono quasi tutti nel

Purgatorio musicisti, poeti, pittori nella

Commedia. Dal fondo della terra guardano verso il cielo. Con la coscienza, come dice Oderisi da Gubbio nel canto XI, nel cerchio dei superbi, che la gloria umana è come un fiato di vento».

 ??  ?? Il ritratto Sandro Botticelli, «Dante Alighieri», tempera su tela, 1495, Ginevra, collezione privata.
A lato, due momenti dello spettacolo teatrale «Fedeli d’amore» polittico in sette quadri per il letterato toscano. La pièce ha esordito in prima nazionale al Napoli Teatro Festival Italia lo scorso 15 giugno 2018
Il ritratto Sandro Botticelli, «Dante Alighieri», tempera su tela, 1495, Ginevra, collezione privata. A lato, due momenti dello spettacolo teatrale «Fedeli d’amore» polittico in sette quadri per il letterato toscano. La pièce ha esordito in prima nazionale al Napoli Teatro Festival Italia lo scorso 15 giugno 2018
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