Conferme e rinforzi per convincere Sinisa
Per parlare del futuro di Sinisa Mihajlovic, e quindi del Bologna, dovremmo avere la matematica certezza di esserci salvati. La cronaca e la curiosità però non possono aspettare altre tre o quattro o (speriamo di no) cinque giornate. Al tecnico serbo è stato chiesto già sabato scorso dopo il 3-0 alla Sampdoria se sarebbe o meno rimasto sulla panchina rossoblù (come si sa ha un anno di rinnovo in caso di salvezza, ma anche la possibilità di sganciarsi e andare altrove): ovvia e scontata la risposta, «adesso pensiamo a finire bene il campionato, poi il 26 maggio ci ragioneremo». È stato onesto, ha lasciato aperta la possibile via di fuga. Più
Mihajlovic e il futuro Il debito di riconoscenza ce l’ha il club, non Sinisa che con il suo lavoro ha salvato tutti. Gli vanno date garanzie tecniche
che legittima, prevista dal contratto. Patti chiari amicizia lunga. Sinisa è arrivato in corsa a salvare baracca e burattini, l’eventuale debito di riconoscenza ce l’ha il club nei suoi confronti (non ha salvato solo la squadra), lui non può sentirsi obbligato più di tanto. A questo punto solo la società può cercare di trattenere Miha offrendogli una squadra con cui potersi davvero divertire. E ambire a qualcosa. Dovrebbe farlo chi finora ha assemblato giocatori solo per salvarsi cercando di fare eccezionali plusvalenze da sbandierare alla già straricca proprietà. Ambizioni minuscole. Poco rassicuranti per Sinisa. Per invertire la rotta, anche ambientale, e convincere il tecnico che «questo è il momento magico del Bologna», serve un programma d’investimenti serio: tre quattro giocatori di livello superiore. Magari con un nuovo ds, «tosto». Naturalmente senza smantellare l’impianto di oggi e perdere giocatori di qualità - Palacio e Orsolini, lo stesso Lyanco o Djiks — con cui il tecnico potrebbe voler proseguire l’avventura. Missione difficile per Fenucci convincere il chairman a «dare di più», sempre che a Sinisa non arrivi una proposta a cui non poter rinunciare.